SUL CORTEO DEL 5 OTTOBRE: solidarietà ai compagni repressi.


Il 5 ottobre siamo scesi in piazza per manifestare contro la spending review, il decreto ministeriale 68/2012 e la riforma Profumo. Questi provvedimenti decretano un aumento delle tasse regionali per il diritto allo studio, le quali verranno portate a 140 € annui per tutti gli atenei (Campania :aumento del 126%, Toscana: aumento del 43%), nonchéun aumento delle rette universitarie dal 25% al 100% per tutti gli studenti (non solo fuoricorso e studenti extracomunitari). Siamo studenti autorganizzati che lottano ogni giorno contro una formazione sempre più asservita agli interessi del capitale, la cui mistificazione e offensiva ideologica si ritrova nei termini merito e produttività, che promuove la riproduzione di forza lavoro precaria e dequalificata richiesta dalle imprese. Per questo siamo consapevoli che la ristrutturazione del sistema formativo è collegata all’attacco ai diritti ed alle condizioni di vita dei lavoratori. Dalle ultime manovre finanziarie del governo Berlusconi fino alla spending review di qualche mese fa del governo Monti, le parole d’ordine sono “privatizzare” e “razionalizzare”, infatti la logica è sempre la stessa, cioè quella della socializzazione delle perdite e della privatizzazione dei profitti. Ed ecco la corsa alla svendita dei beni collettivi, l’attacco all’articolo 18 e la ristrutturazione del mercato del lavoro, lo smantellamento dello stato sociale e del diritto allo studio. In tutto ciò si inserisce l’introduzione di “novità” come lo studente dell’anno e la carta Io merito, la creazione di un portfolio sulla carriera del singolo studente accessibile alle imprese, i test di accesso all’università, i tagli ai finanziamenti e alle borse di studio, l’aumento generalizzato delle tasse e la vociferata abolizione del valore legale del titolo di studio. Queste sono tutte misure in piena linea con l’ingerenza delle aziende nella ricerca e nei contenuti dei libri di testo, con l’entrata dei privati nei consigli scolastici dei licei e nei C.d.a. delle università, volti a far assimilare la necessità delle imprese di sfruttare la futura forza lavoro. Per questo non possiamo considerarci isolati dal tessuto sociale in cui viviamo, dalle vertenze locali che ci circondano, siano esse nelle scuole, nelle strade o nei posti di lavoro; proprio per questo non possiamo ignorare la fase in cui ci troviamo, dove con la scusa della crisi e con lo “stato di emergenza” vengono imposte misure che attaccano le classi sociali più deboli, per favorire il mantenimento del potere delle classi dominanti. Per tutto ciò siamo passati sotto il rettorato e l’istituto privato degli Scolopi, davanti alle Poste e al deposito Ataf – dove abbiamo ascoltato l’intervento di lavoratori privati di ogni garanzia a causa di tagli e licenziamenti, consci che la loro lotta è anche la nostra – e accanto a uno dei cantieri TAV in città, per ribadire che non saremo mai a favore di un tunnel sotterraneo di 8 Km, opera inutile necessaria solo come “valvola di sfogo” del capitale. Anche nelle altre città d’Italia, come Napoli, Roma, Massa, Livorno, o anche Modena e Milano, fino a Torino e Brescia, si è manifestato contro le recenti riforme del sistema formativo. Senza dimenticare che la lotta si inserisce in un percorso di opposizione generale a questo governo e in una critica a questo sistema economico e sociale. Infatti non c’è niente che distingue quest’ultimo governo dai precedenti di centro-sinistra e centro-destra, se non l’efficiente precisione con cui esegue le sue politiche; il governo Monti è sostenuto apertamente da tutti i partiti istituzionali in campo, non ultimo il PD, che anche qui a Firenze ha messo in atto politiche di privatizzazione e svendita dei beni collettivi. La risposta repressiva del governo a queste manifestazioni di piazza non ha tardato a farsi sentire: a Roma, Torino, Milano e Pisa la polizia ha caricato duramente gli studenti, ferendone alcuni e fermandone altri. Tutto ciò che si è discostato dalla “legalità” (pochi metri di corteo non autorizzato, la volontà di entrare in regione o in comune…) ha dovuto fare i conti con la brutalità delle forze dell’ordine. L’“educazione” di Monti e Profumo significa solo una cosa: chi alza la testa “merita” di essere punito! Un progetto palesato dallo stesso ministro che, con naturalezza, ha affermato: ”il paese va allenato. Qualche volta dobbiamo utilizzare un po’ di più il bastone e un po’ mano la carota. In altre, dare più carote ma mai troppe”. Una dichiarazione che, certamente, rassicura gli investitori stranieri ma che sembra uscita dalla bocca di un colonnello golpista, piuttosto che da quella di un ministro “democratico”. Forse la logica emergenziale della crisi – che ha prodotto appunto un governo di “tecnici”, abituati a parlare in termini schietti e poco avvezzi all’arte politica del raggiro – sta facendo cadere gli ultimi veli dell’ideologia democratica? Tagli, privatizzazioni, austerità, miseria e repressione: NOI STUDENTI RIFIUTIAMO I SACRIFICI! Non ci meritiamo niente di tutto questo, continueremo a lottare per un’istruzione che non sia indottrinamento, un lavoro che non sia asservimento, per una libertà dal merito e dal profitto!

I DIRITTI NON SI MERITANO, SI CONQUISTANO!

SOLIDARIETÀ AI COMPAGNI REPRESSI.

COLLETTIVO POLITICO DI SCIENZE POLITICHE

COLLETTIVO D’AGRARIA

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