Sull’uccisione di Vittorio Arrigoni


Vittorio Arrigoni è stato un attivo militante nella solidarietà con la causa palestinese per 10 anni.  Di questi, gli ultimi due e mezzo passati nella Striscia di Gaza con l’International Solidarity Movement, un movimento non-violento di resistenza contro la repressione portata avanti dalle forze dell’occupazione israeliana nei confronti della popolazione arabo-palestinese. Ha pagato la sua lotta di civiltà con la detenzione e l’incarcerazione, cui lo ha più volte sottoposto l’esercito israeliano, in seguito alla sua partecipazione ad azioni di interposizione non violente sia nella West Bank che a Gaza. Ovviamente questa sua attività, legata a quella di reporter con cui documentava le atrocità subite dal popolo palestinese nel  corso degli anni, ne ha fatto uno dei tanti nomi (insieme a quelli di tanti attivisti e pacifisti, anche israeliani) presenti nella famigerata “lista nera”, attraverso la quale uno stato “democratico” e “libero”, come Saviano descrive Israele, si permette di incarcerare, espellere, o deportare ogni persona che viene considerata “nemico di Stato”.

Questi sono i metodi con cui si censura ogni tipo di informazione che possa avere effetto sull’opinione pubblica, interna ed internazionale, e che possa incoraggiare in qualche modo il dissenso nei confronti dell’occupazione. Se tanti sono i dubbi che rimarranno sulla sua uccisione, una cosa certa è che su Vittorio era già stata emessa una condanna a morte dalle milizie israeliane, che ne avevano diramato comunicazione in rete sin dall’inizio del 2009, attraverso minacce e folli proclami sionisti.

Questa è la verità.

Il suo nome si iscrive nell’elenco dei martiri palestinesi, al fianco di altri attivisti internazionali come Rachel Corrie e Tom Hurndall, e dei nove attivisti turchi uccisi dall’esercito israeliano sulla Mavi Marmara il 31 maggio 2010. A noi tutte/i il compito di non lasciar cadere la eredità umana, morale, culturale e politica di Vittorio. La responsabilità morale e politica della sua morte resta sempre e comunque del governo israeliano e dei suoi complici occidentali e non, tra i quali, per cinismo e servilismo, brilla il governo italiano.

Concludiamo con le 2 parole con cui Vittorio concludeva ogni suo articolo, parole che sono espressione della forza che ha mosso Vittorio in questi anni, quella forza che gli permesso di non smettere mai di rendere giustizia a chi di voce non ne ha davanti ad un mondo che non ha orecchie per ascoltare.

STAY HUMAN, restiamo umani.

Per noi non finisce qui.

Fino alla fine, Palestina libera!

 

Collettivo Politico*Scienze Politiche

 

“Sogno dei gigli bianchi
strade di canto e una casa di luce
Voglio un cuore buono
e non voglio il fucile
Voglio un giorno intero di sole
e non un attimo di una folle vittoria razzista
Voglio un giorno intero di sole
e non strumenti di guerra
Le mie non sono lacrime di paura
sono lacrime per la mia terra
Sono nato per il sole che sorge
non per quello che tramonta.”

‘Kufia – canto per la Palestina’, di m.darwish

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