OPERAZIONE REWIND: PRESIDIO A TORINO


In occasione dell’inizio del processo contro i ventuno compagni provenienti da varie città italiane per
i fatti accaduti durante la tre giorni di mobilitazione contro il G8 University
Summit tenutasi nel maggio scorso, riceviamo e pubblichiamo l’appello lanciato dal movimento studentesco torinese per il
presidio che si
svolgerà in concomitanza con la prima udienza del processo (Mercoledì 24 febbraio dalle ore 9.30 davanti al Palagiustizia di Torino) e  riproponiamo il comunicato di
solidarietà scritto dal Collettivo nel giorno degli arresti.

PERCHE’ COME STUDENTI ERAVAMO
TUTTI IN PIAZZA A TORINO… ED IN PIAZZA TORNEREMO SEMPRE!
LE LOTTE NON
SI PROCESSANO!!!

 

Sono passati oramai 8 mesi dalla tre giorni di mobilitazione
contro il G8 University Summit tenutasi a Torino il maggio scorso. Una tre
giorni di assemblee, dibattiti, azioni, ed un corteo nazionale, quello del 19
maggio, che vide scendere in piazza 10mila studenti e precari provenienti da
tutt’Italia. Volevamo contestare un G8 che si proponeva ipocritamente di
discutere unilateralmente di sostenibilità globale e del nostro futuro, di
proporre tamponi per le emorragie conseguenti ad una crisi che loro stessi
hanno prodotto, nel fallimento totale delle politiche neo-liberiste
implementate da tutta quella costellazione di summit dei padroni del mondo che
non ci stancheremo mai di contestare, perchè illegittimi. E così abbiamo fatto
anche a maggio: l’Onda vs l’insostenibile G8 dell’università. Durante le
giornate di dibattito all’interno del Block G8 Building, la palazzina
universitaria occupata in seguito alla decisione del rettore-dittatore
Pelizzetti di chiudere Palazzo Nuovo, si è parlato di beni comuni e delle
popolazioni che difendono i loro territori dalla devastazione ambientale, della
crisi dell’università e delle trasformazioni agite su scala globale contro di
essa, delle nuove lotte del lavoro cognitivo e delle esperienze di
mobilitazioni studentesche che hanno attraversato tutt’Europa e non solo.

Il 6 luglio scorso, a un mese e mezzo dalla manifestazione
del 19 maggio, come reazione alla rottura di piazza esercitata dall’Onda, è
scattata l’operazione Rewind, spot promozionale voluto dal trio
Magistratura-Governo-Questura, con la quale abbiamo visto scendere in campo
"sua santità" procuratore capo di Torino Giancarlo Caselli, mito di
cartapesta di una vuota sinistra forcaiola e giustizialista, espressione togata
di quello che, tempo addietro, era il triste "Pci che si fa Stato".
In un clima surreale (e ridicolo!) che evocava i fantasmi degli anni ’70, sono
state propinate 21 misure cautelari contro gli studenti dell’Onda: arresti a
Torino, Padova, Bologna, Milano e Napoli. Provvedimenti, più una sfilza di
perquisizioni e denunce, che per alcuni hanno significato settimane di carcere,
per altri obbligo di dimora e per altri ancora obbligo di firma (queste
permangono tutt’ora). Misure repressive che non si sono fermate a luglio, ma
col passare dei mesi e col proseguo delle indagini sono aumentate di numero;
solo poche settimane fa, altre perquisizioni a Bologna e Genova. La repressione
d’estate non è giunta solamente dopo uno straordinario No G8 torinese, ma anche
in seguito ad un autunno scosso dagli studenti e dalle studentesse di un
movimento, l’Onda Anomala, irrappresentabile e contagioso, che con la sua
voglia di cambiamento ha dato non pochi problemi al governo per le sue
contestate riforme, che ha gridato forte "noi la crisi non la paghiamo!
noi la crisi ve la creiamo!".

Ma le manette di luglio hanno rappresentato anche una chiara
intimidazione con finalità deterrenti, a pochi giorni dal G8 de L’Aquila e con
alle porte un futuro quantomai incerto per il galoppare della crisi. Crisi
della quale, ancora oggi, superato l’autunno e nonostante la propaganda del
governo, paghiamo i costi. Lo testimoniano le centinaia di fabbriche che, una
dopo l’altra, sono costrette a chiudere, con gli operai che occupano, salgono
sui tetti e che si organizzano a resistere. Lo testimoniano le famiglie che
faticano ad arrivare a fine mese e l’estendersi della cassa integrazione e
della disoccupazione. Lo testimoniano studenti e ricercatori che s’imbattono
tra le macerie dell’università e che vedono ipotecato il loro futuro dal peso
del debito e della precarietà. Lo testimoniano gli affanni e le ingiustizie
subite dai migranti dentro la Fortezza Europa. Il quadro potremmo andare ancora
ad allargarlo; imperversa la crisi, noi continuiamo a non voler pagare.

Le soggettività sedimentate durante l’Onda, attraversato
tutto lo scorso anno di mobilitazione, oggi continuano a r-esistere non solo
nelle università, ma anche agendo nelle metropoli all’interno dei movimenti, al
fianco di coloro che lottano, rivendicando l’insopprimibile diritto di
resistere alla crisi e di riappropriarsi di quel che viene negato. In 10mila il
19 maggio abbiamo rotto i divieti e siamo scesi in piazza forti e determinati
nel respingere zone rosse e divieti. In 10mila il 19 maggio abbiamo voluto
lanciare un segnale chiaro: vogliamo riprenderci il nostro futuro, non sarete
voi a determinarlo. La potenza del conflitto contro un summit mandato in crisi,
travolto dall’Onda. L’avevamo promesso, l’abbiamo fatto, tutti assieme, non ci
sono buoni e cattivi. L’operazione è stata chiamata Rewind, tradotto:
"riavvolgere", "tornare indietro". Ma indietro non si
torna: ai santoni dell’inquisizione, nuovamente, dopo la straordinaria ondata
di mobilitazioni contro gli arresti in tutte le città d’Italia di luglio, non
possiamo che ribadire che hanno fallito ancora, non sono riusciti a intimidirci
e ne ci riusciranno con il processo al via. Per noi quella del 19 maggio è
stata e continuerà ad essere un’Onda Perfetta! Con questo spirito ci saremo
anche il 24 febbraio, al fianco dei nostri compagni sotto processo, fuori al
Palagiustizia di Torino, perchè non ci avete fermato, ne ci riuscirete: l’Onda
non si arresta.

 

Onda Anomala Torino

 


 

Come Collettivo politico di Scienze Politiche esprimiamo la nostra
massima solidarietà ai compagni
arrestati per i fatti del 19 Maggio a Torino. Ci sentiamo colpiti da
questi provvedimenti dato che tutti abbiamo subito la repressione fisica
di
quella giornata, tutti abbiamo respirato i lacrimogeni lanciati ad
altezza d’uomo, tutti abbiamo difeso il corteo, tutti abbiamo deciso di
riappropriarci degli spazi urbani da troppo tempo solo preda di
speculatori. La repressione abbattutasi a così tanto tempo dal
G8 University Summit e a 2 giorni dal vertice aquilano non può che
palesare
l’evidente intento dissuasivo/intimidatorio del governo e dei suoi cani
da
guardia ai danni di chi continua a non voler abbassare la testa, di chi
ancora
porta avanti pratiche conflittuali contro le istituzioni accademiche
nazionali
ed internazionali, colpevoli della gestione di una università sempre più
classista e asservita a Confindustria e al capitale internazionale.
CONTRO
LA
REPRESSIONE NON UN PASSO INDIETRO. ESTENDERE LA SOLIDARIETA’ E’
RILANCIARE LA
LOTTA!

 

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