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SOLIDARIETA’ AGLI ARRESTATI: LOLLO E SIMO LIBERI!

Qui di seguito la versione definitiva del comunicato dei compagni di Milano dell’Assemblea di Scienze Politiche. Solidarietà agli arrestati: Lollo e Simo liberi!

NESSUNO MOSTRO DA SBATTERE IN PRIMA PAGINA: FUORI I COMPAGNI DALLE GALERE! 

 

COMUNICATO IN SEGUITO AGLI ARRESTI DEL 4 SETTEMBRE

Il 4 settembre, uno studente e un ex studente di Scienze Politiche, appartenenti all’Assemblea di Scienze Politiche, sono stati arrestati con l’accusa di aver preso parte ad una rissa avvenuta a Febbraio durante una festa in Statale.

Da subito si è scatenata la gara dello “sbatti il mostro in prima pagina”: feroci picchiatori, barbari, belve, questi sono gli appellativi usati dai media per i due arrestati.

Non è nostra intenzione prestarci all’uso strumentale che è stato fatto dai giornali e dalla questura su una vicenda che non ha alcun contenuto politico. Non è un caso, infatti, che su tutte le testate venga sottolineata la partecipazione dei due all’interno del movimento studentesco (proprio alla vigilia del nuovo anno accademico) e del movimento No Tav. Non è un caso che l’inchiesta sia condotta dal pm Basilone – lo stesso che ha firmato gli arresti per resistenza dopo lo sgombero della ex Cuem in Statale – e dal procuratore Romanelli, capo del Quarto Dipartimento Antiterrorismo.

Nel mese di Agosto i vertici dell’università hanno chiuso lo spazio occupato della libreria ex- Cuem, approfittando dell’assenza degli studenti nel periodo estivo. Ora, il tentativo è quello di delegittimare qualunque studente, o gruppo politico, che all’interno delle facoltà si opponga al processo di ristrutturazione e di aziendalizzazione dell’università, contro lo smantellamento del diritto allo studio che penalizza gli studenti meno abbienti. Il lavoro che portiamo avanti a scienze politiche parte infatti dall’esigenza di riappropriarci di ciò che ci viene tolto riforma dopo riforma, da governi di ogni risma; e non solo come studenti, ma anche come studenti-lavoratori colpiti da continui attacchi a diritti e salario.

1074329_602240643149294_642173920_oRiappropriazione e forme di organizzazione – come la condivisione gratuita di libri in pdf contro il caro-libri, pranzi sociali, riapertura di spazi utili agli studenti ma tenuti chiusi, questo, insieme alla costante solidarietà ai lavoratori della statale- hanno caratterizzato da sempre le nostre attività in facoltà. La nostra critica ad un’università subordinata alle esigenze del mondo imprenditoriale, a scapito dei diritti, si scontra quindi con gli interessi della classe dirigente, che sempre in misura maggiore necessita di luoghi di formazione funzionali alla creazione di lavoratori precari e ricattabili. Con i discorsi, le assemblee, le mobilitazioni, ci siamo costruiti dentro le mura della facoltà una legittimità basata appunto sulla concretezza delle critiche che portiamo, proprio perché partono dalla condizione e dai bisogni degli studenti. Tentano quindi un attacco ai fianchi, a cui semplicemente risponderemo proseguendo le nostre lotte.

Non sono bastati gli sgomberi degli spazi occupati all’interno degli atenei, le commissioni disciplinari ad hoc, le cariche, né tanto meno gli arresti; nelle facoltà esistono ancora luoghi, fisici o meno, con i quali gli studenti tentano di opporsi ad un’università sempre più asservita alle imprese e alle logiche del profitto.

L’anno scorso abbiamo visto numerosi studenti impegnarsi attivamente nella lotta contro queste strategie e le azioni di solidarietà sono state molteplici in tutto il Paese.

Per questo, rimarcare l’attivismo politico dei due studenti arrestati è funzionale a isolare queste stesse lotte, e fare terra bruciata intorno a chi rivendica i propri diritti e si riappropria di quanto gli spetta.

Giornalisti, politici e magistrati pretendono di giudicare l’operato politico dell’Assemblea di Scienze Politiche attraverso un evento che si presta a facili strumentalizzazioni. Tutto questo perchè impossibilitati a farlo sui contenuti espressi in tutti questi anni. Contenuti che tanti studenti con la loro partecipazione hanno sostenuto. A questi ultimi lasciamo un giudizio scevro dalla propaganda politica propinata da giornali e questura.

Per chi volesse esprimere la propria vicinanza:
Minani Lorenzo Kalisa e Di Renzo Simone
Casa Circondariale di Milano San Vittore Piazza Filangeri 2, 20123 – Milano

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SULLA LECTIO MAGISTRALIS DI MARINO REGINI: TE LO SPIEGHIAMO NOI COSA VUOL DIRE ESSERE STUDENTI IN QUESTA CRISI.

image79Alla conferenza in aula magna del 9 aprile 2013, è stato fatto gran sfoggio di numeri e cifre, schemi e tabelle. La lezione cui abbiamo assistito, presenziata dal Rettore Tesi e guidata da Franca Alacevic, ex presidente di Scienze Politiche, Cecilia Corsi nuova presidente della Scuola di Scienze Politiche, il professor Gilberti di Bologna e il famoso Marino Regini, avrebbe dovuto chiarirci le idee riguardo i recenti cambiamenti strutturali del nostro ateneo e dell’università in generale, il tutto  in un’ ottica comparata con gli altri istituti europei. Entriamo più nel dettaglio.

 L’iniziativa si è subito aperta con un preambolo dei nostri accademici fiorentini: da un lato le scuse e le giustificazioni per aver tentato di fare del proprio meglio “nonostante la mancanza i fondi e gli sconvolgimenti attuati dalla riforma”, dall’altro un retorico trionfalismo in cui si tenta di dare dignità al nuovo nome della facoltà, “scuola”, in onore della fondazione della “Scuola Cesare Alfieri” più di cento anni or sono. Forse converrebbe che scegliessero attentamente a che emozione abbandonarsi e da che parte stare: ma si sa, la regione toscana è una virtuosa e per ora a tutto c’è rimedio, anche al taglio del fondo di finanziamento ordinario, e probabilmente il tempo delle domande e delle risposte può essere rimandato. Segue una breve rappresentazione grafica da cui emerge la consistente diminuzione del personale docente e di ricerca, presentata come un dato astratto senza base reale, mentre non è altro che la diretta conseguenza della riorganizzazione del sistema universitario, il che equivale appunto a riduzione dell’offerta formativa (corsi triennali di scienze politiche passati dal 2005 al 2013 da 8 a 2, quelli magistrali per lo stesso periodo da 9 a 5), tagli del personale e disservizio.

 Dopo questa breve presentazione ecco l’intervento del prof. Gilberti dell’università di Bologna, il cui momento culminante  probabilmente è il passo in cui definisce noi studenti un output da immettere al più presto nel mercato del lavoro. Peccato che si parli sempre di lavoro senza specificare che tipo di lavoro, quando ci troviamo in un quadro di crisi fatto di smantellamento dei diritti, tagli ai servizi, precariato e disoccupazione, come se non bastasse lo sfruttamento quotidiano che accompagna questo sistema. Senza contare che potersi sfamare non dovrebbe implicare  l’asservimento allo sfruttamento.

 Il piatto forte della mattinata costituisce naturalmente l’intervento dell’esimio Marino Regini, professore ordinario alla Statale di Milano, autore di alcuni libri sullo studio comparato delle tendenze europee del sistema d’istruzione. Apre subito con un’ analisi in tre fasi dello sviluppo del comparto formativo la cui esemplificazione forse a noi più nota è il famoso Processo di Bologna, che ha decretato la definitiva parcellizzazione e conseguente mercificazione del sapere, introducendo il 3+2+n (triennale, magistrale e master) quale standard competitivo per i giovani europei. La prima fase costituisce la cosiddetta università di massa degli anni ’60 che, secondo le sue testuali parole, “ha gravato sulle spalle dello stato”, inserendo di fatto quello che dovrebbe essere un diritto, ovvero l’istruzione, tra quella serie di servizi che seppur fondamentali, hanno la colpa di essere costosi, contribuendo di fatto alla crisi fiscale dello stato. Come dire che “tolti i i pensionati, gli immigrati, i lavoratori, gli studenti e i malati”  non avremmo più il debito pubblico: questo non fa altro che avallare la retorica dell’ “abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità”, il che vuole semplicemente dire che abbiamo osato pretendere i nostri diritti. I malati si sono ammalati troppo spesso, i vecchi sono morti dopo troppe retribuzioni pensionistiche, i lavoratori hanno preteso troppe tutele, gli studenti hanno osato studiare, gli immigrati hanno osato cambiare paese, i padroni hanno fatto i padroni: ma quest’ultima cosa non è un problema, a quanto pare. La seconda fase è quella da lui definita “l’economia della conoscenza” e probabilmente costituisce il periodo, indicativamente gli anni 80-90 fino a metà del 2000, in cui si sono definiti ancora di più i termini di una cultura dedita all’ utile, produttiva, dequalificata. La terza è la sopracitata crisi fiscale dello stato, come giustificazione per la Gelmini-Tremonti tanto quanto la recente riforma Profumo, parte integrante dell’agenda Monti, così come per tutto lo smantellamento di una serie di servizi pubblici della sanità, dell’istruzione, della previdenza sociale ecc ecc. inoltre, come se fosse possibile ridurre la questione del  debito ad un mero problema di disavanzo pubblico.

Il passo successivo affrontato da Marino è stata la schematizzazione dei valori “base” alla guida delle tendenze di riforma del sistema formativo: una maggiore autonomia istituzionale che non può che comportare maggiore influenza del mercato laddove il pubblico cede terreno (se si può ancora auspicare una differenza tra essi); la competizione, da sempre elogiata perché premia i meritevoli, mentre in realtà non è nient’altro che una gara dall’esito scontato, quando a essere in competizione non sono le capacità ma le “differenze” sociali ed economiche, attuando di fatto una selezione di classe; e la valutazione, strettamente connessa alla retorica del merito e dell’eccellenza.

Il passaggio successivo affrontato è stata una serie di comparazioni  dei sistemi universitari  europei tra quelli con il rettore eletto (da Cda o Senato accademico) o nominato da terzi, come nella maggior parte dei casi; tra quelli caratterizzati da un elevato grado di bipolarismo dei due organi di ateneo (l’Italia è annoverata tra questi) e altri con una minore bipartizione decisionale. L’Italia viene anche definita come l’esempio del “tradizionale” modello continentale di “autonomia senza responsabilità”, perifrasi che sta a indicare lo sviluppo di poteri paralleli a quello statale nel cui orizzonte concettuale Marino fa rientrare il cosiddetto baronato, l’oligarchia accademica. Forse si dimentica di puntualizzare che i rapporti di potere all’interno dell’università non fanno altro che riprodurre i rapporti di potere economico, politico e culturale della società, e che questa tirannia è facilitata dalla sempre più ingerente presenza dei privati e degli interessi aziendali nelle nostre università (ricordiamo l’ingresso trionfale a gennaio di due rappresentanti di Confindustria nel Cda fiorentino, in occasione dell’elezione dei tre membri esterni come da riforma Gelmini, dove 8 studenti che contestavano sono stati denunciati).

Marino prosegue poi il monologo lanciandosi in una teorizzazione del sistema universitario inteso come duplice: caratterizzato quindi dalla “vocational track” e dalla “academic track”. Questa differenziazione, resta un mero tecnicismo, perché alla fine entrambe le piste finiscono per sopperire alla necessità di profitto delle aziende, bisognose tanto di ricerca e di sviluppo tecnologico quanto di manodopera e capitale umano. Il nostro relatore milanese arriva infine ad auspicare come conseguenza di questo “sistema diversificato”  un ampio orizzonte dalle più svariate possibilità, dimenticando forse, che per chi non ha i soldi, non esiste alcuna possibilità. Non contento, arriva addirittura a parlare di due tipi di differenziazione: una auspicabile tra i vari dipartimenti all’interno della stessa università, conseguita investendo maggiormente in quello più virtuoso in nome di un’ agognata concorrenza internazionale; l’altra, meno nuova, tra atenei di serie A  e serie B. Quest’ultima, unita al calo di finanziamento per il sistema formativo pubblico a favore di quello privato, è stata ripresa pochi mesi fa dalla dibattuta legge sull’abolizione del valore legale del titolo di studio (riproposta anche dal programma elettorale del Movimento 5 stelle). Se approvata, finirebbe per emulare gli effetti di una manovra già tentata durante gli anni ’60. Allora, infatti la Commissione Ermini, in accordo con il ddl Gui, provò a delineare lo scenario in cui da una parte ci sarebbero state le università nel vero senso della parola, autorizzate a rilasciare diploma, laurea e dottorato; dall’altra  i cosiddetti “istituti aggregati”, che avrebbero potuto erogare soltanto diplomi di primo livello. Il decreto legge non venne approvato perché scatenò un forte dibattito incentrato sulla questione dell’uguaglianza, dell’accesso all’istruzione e dell’assenza di democraticità del processo di differenziazione degli atenei in prestigiosi, destinati a sfornare i quadri dirigenti, e in istituti “parcheggio”, atti a fornire la manovalanza, la manodopera dequalificata utile al sistema. Oggi, in un contesto di crisi in cui flessibilità, (un modo elegante per indicare la facilità di entrata e di uscita dall’occupazione, come da migliore logica co.co.pro, co.co.co), licenziamento e disoccupazione relegano i lavoratori ad un esercito industriale di riserva in attesa di una magra cassa integrazione (quando c’è), mentre i padroni continuano a lucrare sulle nostre vite, cosa comporterebbe? Una gara dove chi non studia alla Bocconi di Milano o alla Luiss di Roma, garantendosi una poltrona per il prossimo governo “tecnico”, vince precariato, lavoro nero, disoccupazione, contratti a chiamata e una pensione da 500 euro netti (quando va di lusso), dopo aver passato anni su libri di case editrici affiliate ad agenzie di rating (come la McGraw -Hill) e a fare ricerche su come garantire maggiore profitto alle aziende invece che su come curare malattie ad esempio. A sostegno implicito di tutto ciò, Marino si lascia sfuggire, durante un lungo sproloquio di classifiche internazionali da 400 e 500 posti, che, secondo gli ultimi dati, tra i 14 atenei che compaiono nei ranking più noti, solamente uno è del sud, nonostante gli atenei del meridione costituiscano ben il 31, 8% del totale degli atenei italiani. Questa esemplifica la presenza di evidenti differenze economiche e sociali che si riflettono anche secondo aree geografiche: se per quest’anno l’Ardsu toscana è riuscita più o meno a garantire quasi tutte le borse di studio, poco possono dire gli studenti idonei ma non beneficiari di molti atenei del sud, che pur avendo diritto alla borsa non ne hanno mai vista una.

 A ben poco valgono dunque le parole di Marino, che si prodiga in rassicurazioni su come la differenziazione non possa rappresentare che un beneficio per noi studenti, tutto questo mentre continua imperterrito a sciorinare dati su sbocchi occupazionali e classifiche delle varie università. Anche qui, quali classifiche, secondo quali criteri? Se il criterio costitutivo del sistema formativo deve essere la rispondenza al mercato del lavoro dipinto poche righe innanzi non possiamo fare altro che metterci le mani nei capelli: l’unica cosa che possiamo sperare è di studiare sterili nozioni (la cultura, quella vera, quella libera, sottratta al profitto e ai baroni universitari di turno è un’altra cosa), in attesa che valutino il nostro grado di mercificazione. La guerra ai fuoricorso, molto spesso studenti lavoratori, e la retorica del meritevole dall’altra spingono noi studenti in gara alla corsa al foglio di carta: una corsa che porterà la maggior parte di noi verso il baratro del precariato, della disoccupazione, dello sfruttamento, mentre pochi fortunati ci comanderanno a bacchetta sventolando master della London School of Economics dai costi esorbitanti. È dunque questo il merito di cui dovrebbero fregiarsi le nostre università? L’orgoglio di Marino quando rivela l’encomiabile posizione di graduatoria di alcune delle nostre università tra i primi 100 posti nelle classifiche internazionali è dunque quanto di più imbarazzante: gioite, se non siete destinati all’élite, vi rendiamo perfetta carne da macello!

 Qua si parla solo di classifiche e dati tecnici che tacciono sulle ingiustizie, si balbettano scuse e si evita di rispondere a domande troppo imbarazzanti, ci si riempie la bocca di criteri ambigui come merito, produttività e selezione.

E dei docenti, i ricercatori licenziati in questi anni di riforme? Delle condizioni dei  lavoratori delle portinerie e delle pulizie in subappalto? Dell’aumento delle tasse, della riduzione delle borse di studio, delle case dello studente abbandonate, della diminuzione di più di 50.000 immatricolati all’università in tutta Italia?

Di noi studenti lavoratori e a tempo pieno, delle nostre famiglie, costrette a stringere sempre di più la cinghia, le vostre classifiche e i vostri dati non parlano.

 Tutto questo differenziare, selezionare… ma l’accesso all’istruzione non è un diritto? Sì? E allora noi ce lo prenderemo.

 I DIRITTI NON SI MERITANO, SI CONQUISTANO.

 PER UN’ISTRUZIONE E UN LAVORO LIBERI DAL PROFITTO.

Collettivo Politico * Scienze Politiche

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ONDA 2008: LA STORIA NON SI SCRIVE NEI TRIBUNALI!

Solidarietà agli studenti sotto processo per le mobilitazioni del 2008

Il 13 febbraio, il Tribunale di Milano emetterà la sentenza di primo grado verso alcuni studenti per la tentata occupazione della stazione FN di Cadorna avvenuta durante il periodo di mobilitazione noto come “movimento dell’Onda”. Altri processi si sono appena conclusi o sono tuttora in corso: si tratta di 200 denunce per 62 studenti, che vanno dall’interruzione di pubblico servizio, manifestazione non autorizzata, ed altre accuse collegate ai momenti di mobilitazione messi in atto contro la deriva aziendalista di tutto il sistema formativo.

milanoMai quest’onda mai mi affonderà, gli squali non mi avranno mai…”


Colpendo gli studenti che si sono battuti con più decisione, si tenta di rinchiudere dentro i tribunali un grande movimento, che tra ottobre 2008 e dicembre 2009, si è battuto sia contro la riforma Gelmini, sia contro le politiche neoliberiste di governo e Confindustria. Centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza nei cortei, nei blocchi stradali e delle stazioni, nelle occupazioni delle facoltà di molte città; e le nostre rivendicazioni non riguardavano soltanto l’ambito studentesco: collegarsi alle lotte dei lavoratori, contro i licenziamenti, o contro l’ulteriore precarizzazione della forza lavoro, erano parole d’ordine assunte da buona parte del movimento.

Chi governa sa benissimo che il mondo della formazione è sempre più funzionale ad un mondo del lavoro precario e senza garanzia alcuna. Questa condizione sta già generando tensioni sociali. Mentre sono sempre più coloro che vengono colpiti dai licenziamenti o dalla flessibilizzazione delle loro condizioni di lavoro, studenti che fanno propria la parola d’ordine “collegare le lotte”, costituiscono una voce fuori dal coro contro i piani di sfruttamento, che siano lo smantellamento del diritto allo studio, il modello Marchionne o la riforma Fornero. Pertanto, ogni disturbo va eliminato, perché la direzione nella quale ci stiamo muovendo è chiaramente definita.

La risposta migliore ad un attacco repressivo è continuare la lotta: per questo, pensiamo che si debba riportare la questione dalle aule dei tribunali agli studenti, ai giovani lavoratori che hanno dato vita a quelle mobilitazioni, e che ancora oggi si battono.

Non riteniamo di doverci assumere la responsabilità politica riguardante le motivazioni e le scelte che hanno portato migliaia di persone a e mobilitarsi. Tantomeno vogliamo assumerci la responsabilità penale in riferimento a quelle giornate

Sviluppare una memoria collettiva, da anteporre alla “memoria giudiziaria” significa prima di tutto porre le basi e affilare la critica per le future mobilitazioni, sia nella scuola che nel mondo del lavoro. Allo stesso tempo, è l’esempio migliore che si possa dare verso le giovani generazioni di studenti, che cercando di sviluppare la loro critica alla deriva aziendalista della scuola e dell’università stanno già preparando la prossima Onda.

“Aspettando un’onda lunga, passa la cera un’altra volta.
Poi col vento nelle mani, qui il futuro è già domani”

Ribellarsi era, è, e sarà giusto.
No all’istruzione merce,
NO alla scuola/università azienda

RED NET – Rete delle realtà studentesche autorganizzate

FOTO DA MILANO, ROMA, FIRENZE, NAPOLI, SIENA, URBINO, PISA

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I DIRITTI NON SI MERITANO SI CONQUISTANO! SOLIDARIETA’ CON I LAVORATORI DI CAREGGI! LUNEDI 17 ASSEMBLEA STUDENTESCA

10-12-2012 @ REGIONE TOSCANA (piazza duomo) ore 14:45 PRESIDIO AUTOCONVOCATO DALL’ASSEMBLEA DEGLI STUDENTI DI INFERMIERISTICA

12-12-2012 @PONTE NUOVO (ospedale di Careggi)  ore 11:00 PRESIDIO/CORTEO DEI LAVORATORI INFERMIERI E OSS DI CAREGGI

17-12-2012 @AULA AUTOGESTITA PLESSO DI VIALE MORGAGNI ore 15:00 ASSEMBLEA STUDENTESCA per decidere come continuare la mobilitazione degli studenti in merito a borse di studio e tirocini.

PARTECIPERANNO LAVORATORI OSS E INFERMIERI DI CAREGGI Prosegui la lettura »

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ASSEMBLEA STUDENTESCA: VERSO IL 17 NOVEMBRE … 24 ottobre ore 15 @ Architettura

Gli studenti rifiutano i sacrifici: la lotta continua…

ORE 15 MERCOLEDI 24 OTTOBRE @ARCHITETTURA (piazza Ghiberti)

QUI intervista di Radio BlackOut sulla giornata di moblitazione del 16.

 Il 16 ottobre 2012 in qualche centinaio, fra studenti universitari, medi e alcuni docenti precari, ci siamo ritrovati in presidio in piazza san Marco, per contestare il ministro dell’istruzione Profumo, ospite d’onore all’Accademia delle Belle Arti. Nonostante la sua assenza, abbiamo ribadito con determinazione il nostro NO alla cosiddetta “riforma del merito”, all’aumento delle tasse universitarie, allo smantellamento del diritto allo studio (dal taglio alle borse di studio a quello delle linee periferiche e regionali del trasporto su gomma e su rotaia), all’aziendalizzazione di scuole ed atenei e, complessivamente, alle politiche di sacrifici e macelleria sociale imposte dal governo Monti. Al termine del corteo, nato spontaneamente dalla rabbia dei tanti presenti verso il presente sistema di sfruttamento, ci siamo riuniti in un assemblea assai partecipata, dalla quale usciamo più che mai determinati a proseguire la mobilitazione.

 Infatti, la spending review, il decreto ministeriale 68/2012, la cosiddetta riforma Profumo condurranno inesorabilmente all’aumento generalizzato delle tasse universitarie ed al taglio drastico delle borse di studio. Parallelamente, viene portato avanti il processo di aziendalizzazione di scuole ed università. Si tratta, cioè, di consentire alle aziende private di determinare la forma ed i contenuti della ricerca e della didattica, dequalificando la cultura e piegandola alle proprie esigenze di profitto, per garantirsi la riproduzione di forza lavoro precaria e dequalificata. Gli studenti, in quanto futuri lavoratori, rappresentano niente di più che capitale umano, pronto per essere sfruttato.

Tale disegno politico, già centrale nelle riforme varate dai precedenti governi (sia di centro-destra che di centro-sinistra), punta alla creazione di un sistema formativo bipartito: da un lato, istituti d’eccellenza per pochi Prosegui la lettura »

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ASSEMBLEA DI POLO A NOVOLI: gli studenti di novoli contro l’austerity e in difesa del diritto allo studio

i diritti non si meritano, si conquistano!

Il 10 ottobre alcuni studenti del polo di Novoli si sono incontrati per cpnfrontarsi ed organizzarsi contro le misure antipopolari e di austerity varate dal governo Monti. Se si guarda all’università, gli ultimi provvedimenti del ministro Profumo sono intrisi della retorica del merito e della produttività, che ad altro non serve se non a giustificare la ristrutturazione autoritaria e classista del sistema formativo. Si tenta, cioè, di coprire il tentativo discriminatorio di creare studenti di serie A e di serie B. da un lato, istituti d’eccellenza per pochi privilegiati e, dall’altro, il sistematico smantellamento dei servizi sociali e dei diritti per chi non ha i mezzi economici per pagarsi gli studi. Inoltre, l’ideologia del merito serve per neutralizzare le lotte degli studenti, distinguendoli tra produttivi e parassiti; proprio come la falsa divisione tra garantiti e precari serve per stroncare l’organizzazione unitaria dei lavoratori contro l’attacco all’articolo 18 e la riforma del mercato del lavoro. A questa offensiva ideologica, infatti, si affianca un deciso attacco al diritto allo studio, portata avanti con ulteriori tagli, aumenti generalizzati delle tasse universitarie e un sostanziale smantellamento del sistema delle borse di studio. In continuità con i provvedimenti varati dal governo procedente con la cosiddetta riforma Gelmini. Fuori dalle mura delle università gli studenti non se la passano meglio: l’Ataf, privatizzata, aumenterà il costo del biglietto, mentre è già avviato un taglio progressivo delle linee. Gli studenti pendolari, inoltre, si vedranno aumentare del 20% il costo degli abbonamenti dei treni regionali.. Per tutti coloro che sopravviveranno alla giungla universitaria fatta di: nozionismo, tirocini e stage gratuiti e master costosissimi si prospetta un futuro di precariato e sfruttamento. Con la scusa della crisi e dell’austerity “necessaria”, assistiamo allo smantellamento dei diritti dei lavoratori, con un progressivo impoverimento delle fasce sociali più deboli. E’ necessario, quindi, coinvolgere l’interno mondo studentesco (universitari e medi) legando le nostre lotte a quelle dei lavoratori che stanno incendiando l’intero paese.

Rilanciamo, dunque, l’appuntamento di contestazione al ministro dell’istruzione Profumo ed ai suoi provvedimenti 
martedì 16 alle 15:00 in piazza San Marco.


ASSEMBLEA DEL POLO DI NOVOLI

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16 OTTOBRE: PROFUMO A FIRENZE. NOI NON TI VOGLIAMO!

16 OTTOBRE ORE 15>> PRESIDIO

@PIAZZA SAN MARCO

Il 16 Ottobre il Ministro dell’Istruzione Profumo sarà presente a Firenze, quale ospite d’onore, per l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Accademia delle Belle Arti. Gli studenti fiorentini, medi e universitari, considerano la sua presenza in città un’inaccettabile provocazione, in quanto il ministro è l’attuale esecutore dell’ormai decennale attacco al diritto allo studio. Il progetto di questo signore è quello di asservire completamente l’istruzione pubblica agli interessi del capitale, usando come spada di Damocle la crisi economica. Gli ultimi provvedimenti del governo Monti, infatti, parlano chiaro: la spending review, il decreto ministeriale 68/2012 e la cosiddettariforma Profumoinaspriscono la selezione di classe attraverso nuovi Prosegui la lettura »

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SUL CORTEO DEL 5 OTTOBRE: solidarietà ai compagni repressi.

Il 5 ottobre siamo scesi in piazza per manifestare contro la spending review, il decreto ministeriale 68/2012 e la riforma Profumo. Questi provvedimenti decretano un aumento delle tasse regionali per il diritto allo studio, le quali verranno portate a 140 € annui per tutti gli atenei (Campania :aumento del 126%, Toscana: aumento del 43%), nonchéun aumento delle rette universitarie dal 25% al 100% per tutti gli studenti (non solo fuoricorso e studenti extracomunitari). Siamo studenti autorganizzati che lottano ogni giorno contro una formazione sempre più asservita agli interessi del capitale, la cui mistificazione e offensiva ideologica si ritrova nei termini merito e produttività, che promuove la riproduzione di forza lavoro precaria e dequalificata richiesta dalle imprese. Per questo siamo consapevoli che la ristrutturazione del sistema formativo è collegata all’attacco ai diritti ed alle condizioni di vita dei lavoratori. Dalle ultime manovre finanziarie del governo Berlusconi fino alla spending review di qualche mese fa del governo Monti, le Prosegui la lettura »

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5 ottobre: CORTEO STUDENTESCO

CONCENTRAMENTO

PIAZZA Ss. ANNUNZIATA ORE 9

Il 5 ottobre a Firenze, come in molte altre città italiane, scenderanno in piazza gli studenti delle scuole medie superiori per inaugurare un autunno che speriamo possa far esplodere le centinaia di contraddizioni che durante questi anni, e soprattutto negli ultimi mesi, infiammano la penisola e l’Europa intera.

Come studenti universitari, non possiamo che appoggiare e sostenere l’iniziativa della Rete dei Collettivi di protestare contro l’impostazione della gestione Profumo in ambito scolastico, tutta incentrata sui dogmi del merito e della competitività, sventolando premi per gli studenti “migliori” (ma secondo quali parametri?) e tablet nelle scuole (mentre nelle aule mancano gli strumenti più essenziali, dalla carta igienica alla cancelleria).

Non era necessario essere dei meteorologi per prevedere in che direzione sarebbe tirato il vento del nuovo governo “tecnico”: tagli ai fondi, mercificazione del sapere, asservimento dell’istruzione ai bisogni del mercato, precarizzazione della classe docente, divisione in scuole ed atenei di serie A e serie B.

Riconoscendo il ruolo della formazione primaria e secondaria nella dequalificazione dell’istruzione universitaria, riteniamo importante scendere in piazza il 5 Ottobre, in previsione della costruzione di una mobilitazione più ampia che possa portare anche gli studenti universitari nelle piazze.

Questi ultimi provvedimenti si configurano come l’ennesimo tassello di un più ampio disegno ideologico classista: oltre alle misure stabilite dai ministri Gelmini e Tremonti che decretano, già da quest anno, una diminuzione del 95% dei finanziamenti statali alle borse di studio, le mosse del governo Monti prevedono, per questo e per i prossimi anni, un aumento generalizzato Prosegui la lettura »

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