VOLANTINO DISTRIBUITO AL CORTEO DEL 26



 


L’AMBASACIATOR CHE PORTA PENA….E PROCESSI


  

Il
22 febbraio del 2005 il prof. Mannoni, docente della Facoltà
di Giurisprudenza, aveva organizzato all’interno del Polo
universitario di Novoli una conferenza dal titolo “Prospettive di
pace in Medioriente”, con unico relatore l’ambasciatore israeliano
Ehud Gol. Il personaggio era conosciuto nel nostro paese per le sue
affermazioni provocatorie di stampo razzista e le malcelate ambizioni
di scalata all’interno della destra israeliana. Ma soprattutto Gol
era il rappresentante politico e diplomatico del governo guidato da
Ariel Sharon, già tristemente noto come complice della
mattanza nei campi profughi di Sabra e Chatila (Libano) e
notoriamente schierato su posizioni sioniste radicali (tra l’altro
proprio in quei mesi stava portando avanti con decisione la
costruzione del “muro della vergogna”, in violazione dei più
elementari diritti umani del popolo palestinese).


A
nostro avviso una conferenza organizzata su tali basi era una
provocazione, una passerella per il suo organizzatore (che ora
infatti siede nell’Autorità di garanzia per le comunicazioni
in quota Forza Italia) e soprattutto un’operazione di propaganda
tesa a dipingere Israele come portatore di pace nell’area
mediorientale, cancellando la sua natura di stato occupante che
opprime militarmente il popolo palestinese.


Anche
in questa occasione l’Università, proprio per il suo ruolo
strategico di snodo scientifico-culturale (e politico) nella nostra
società, è stata strumentalizzata da persone che la
vorrebbero ridotta a mera vetrina mediatica e passivo veicolo
culturale di propagande partitiche, religiose, quando non
dichiaratamente reazionarie (vedi le recenti vicende della Sapienza).A


Il
Rettore dell’Ateneo fiorentino Augusto Marinelli anziché
declinare l’invito ha scelto di presenziare, conferendo così a
questo incontro quella legittimità che di per sé non
avrebbe avuto.


Molti
studenti, non solo i militanti del Collettivo Politico, hanno scelto
di intervenire alla conferenza, contestandone la struttura e portando
quei contenuti che nell’intento degli organizzatori non avrebbero
trovato espressione.


La
risposta è arrivata volutamente su tutt’altro piano: da un
lato l’intervento coaAtto delle forze di Polizia all’interno dell’aula
universitaria, dall’altro un processo mediatico costruito sulle
parole d’ordine dell’antisemitismo e dello squadrismo, da sempre
spauracchi politici utilizzati strumentalmente da Israele e dalla
sinistra istituzionale per criminalizzare l’avversario, attacco tanto
più paradossale se rivolto a persone che come noi ritengono
l’opposizione a questi valori un patrimonio importante della loro
storia politica. Infine, come “ovvio” epilogo, procedimento
penale a carico degli studenti.

Il
periodo era caratterizzato dal lancio della
Road
Map

e la stampa di mezza Europa non si è fatta scappare
l’occasione per accusarci di contribuire a compromettere il percorso
di pace tra israeliani e palestinesi. Crediamo sia evidente non solo
la grottesca sproporzione dell’accusa ma soprattutto la sua
inconsistenza. L’attuale assedio (con tanto di embargo energetico) su
Gaza nonché l’ampliamento degli insediamenti di coloni
israeliani in Cisgiordania sono solo gli ultimi fatti di cronaca, che
evidenziano la volontà di Israele, allora come oggi, di non
riconoscere al popolo palestinese il diritto alla propria terra e
all’esistenza.


Il
14 febbraio si terrà la prossima udienza del dibattimento che
vede 6 studenti processati sulla base di capi di imputazione
pretestuosi, in un processo politico il cui scopo è la
criminalizzazione del dissenso e l’intimidazione penale a quanti
vogliano rimettere in discussione le “regole democratiche” della
gestione personalistica e faziosa dell’università. L’epilogo
del procedimento è prossimo e la sentenza di primo grado è
attesa tra pochi mesi.A

Importante
sottolineare che gli imputati hanno scelto di non avvalersi di
strumenti giuridici come l’oblazione, che avrebbero forse evitato il
procedimento penale ma legittimato nel contempo l’acAcusa del
Procuratore Capo Ubaldo Nannucci e contribuito di sicuro a ridurre i
margini di agibilità politica e libera espressione
nell’Università e in tutta Firenze.


 
AA


Oggi siamo in piazza a manifestare contro uno stato in guerra permanente,voluto dai nostri governi e ormai fattore endemico del sistema econmico in cui viviamo.


Oggi  siamo in piazza in solidarietà ai compagni processati per aver manifestato il loro dissenso a questo sistema di guerra.


Non possiamo non sottolineare la continuità che lega in un’unica strategia repressiva il processo ai manifestati del ’99 a quello degli studenti dell’università: in entrambe le situazioni la volontà è stata quella di rispondere alla politica dalle aule dei tribunali, con l’avallo di qualche magistrato compiacente.


 


                                                                                                         COLLETTIVO POLITICO DI SCIENZE POLITICHE
 

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