Lunedì 30 si è svolta l’ ennesima operazione repressiva dello stato spagnolo contro il movimento basco: due anni dopo che ETA ha dichiarato la fine della lotta armata, Madrid non ha ancora concluso la sua guerra, andando a colpire Herrira, una organizzazione popolare per la difesa e la tutela dei diritti umani dei prigionieri politici baschi. Probabilmente la capacità che Herrira ha dimostrato di unire le molte istanze del movimento basco e la sua forza mobilitativa ha portato all’ arresto di diciotto militanti, di cui quattordici poi rilasciati e quattro che invece andranno a processo con l’ accusa di far parte di quello che viene definito “un tentacolo di ETA”. Con le accuse di finanziamento, sostegno e di essere parte di ETA, la Spagna tenta di criminalizzare ogni tipo di solidarietà da parte di chi fino ad ora ha lavorato per il ritorno in Euskal Herria dei prigionieri e di coloro che sono dovuti fuggire all’estero, contro la “dottrina Parot” e per la liberazione di tutti i prigionieri con gravi problemi di salute. Sono questi e molti altri i diritti che quotidianamente viola lo stato spagnolo, nonostante siano previsti dalla sua stessa legge, che evidentemente non è uguale per tutti. Ma non finisce qui: la violenza repressiva continua. Nella città di Hernani il corteo che spontaneamente è sceso in piazza in difesa di Herrira è stato brutalmente attaccato dalla polizia autonoma basca che non ha risparmiato neppure la delegata al Senato, Amalur Mendizabal, ferendola alla testa. In Navarra è stata proibita ogni manifestazione di solidarietà. Inoltre viene interdetta per due anni l’attività politica dell’organizzazione e vengono chiuse le sedi nazionali di Herrira a Bilbo, Iruñea, Gasteiz ed Hernani, centoventicinque profili Facebook, trentadue profili Twitter e trentotto pagine web, a dimostrazione che la volontà di Madrid è quella di distruggere ogni tipo di sostegno ai prigionieri politici e, in generale, di eliminare le realtà che si contrappongono quotidianamente alla repressione e allo smantellamento del movimento popolare basco. La risposta popolare non si è limitata al giorno degli arresti: sabato a Bilbao decine di migliaia di persone si sono riversate nelle strade per continuare a denunciare i crimini dello stato spagnolo e dare solidarietà a Herrira.
È fondamentale, quindi, dare sostegno e solidarietà al popolo basco, che continuerà sempre a portare avanti il lavoro di Herrira, e alla sua lotta per l’autodeterminazione, l’indipendenza e il socialismo, nel nome dell’internazionalismo e contro ogni forma di repressione.