Il 19 Maggio Torino, che
ospitava il G8 University Summit, ha visto attraversare le proprie
strade da un corteo di circa 10.000 studenti e studentesse. In
tantissimi pronti, ancora una volta, a ribadire il proprio "no"
ad organi come il G8, pronti a manifestare scandendo netti i propri
slogan e pronti a dimostrare che non si fermeranno quando, davanti al
Valentino (sede della Facoltà di Architettura), hanno provato a
forzare il blocco imponente delle forze dell’ordine che presidiava
quel castello in cui pochi stavano discutendo del futuro di milioni
di futuri lavoratori e oggi studenti.
di seguito il volantino
distribuito al corteo dalla rete delle realtà studentesche
autorganizzate (red-net)
Questo maggio 2009 è
caldo, molto. Ma a Torino ancor di più. In pochi giorni occupano le
strade e tornano visibili i soggetti che da mesi stanno pagando
questa crisi. Sabato il corteo degli operai FIAT: 15.000 persone a
gridare la propria rabbia da Mirafiori al Lingotto. Da domenica,
invece, attraversano le strade migliaia di studenti determinati a
bloccare il G8 Università.
Al di là dei volti, le due
proteste sono più legate di quanto possa sembrare. Da un lato c’è
chi già in cassa integrazione, rischia di perdere il proprio posto
di lavoro, dopo aver lavorato duro per i profitti di Marchionne&co.
Lavoratori emblematici di tante altre realtà produttive, di una
condizione condivisa dai lavoratori italiani, fra i peggio retribuiti
d’Europa, presi in giro, ricattati e oppressi in fabbrica e fuori.
Dall’altro lato gli studenti, costretti a lavori precari e mal
retribuiti per un pezzo di carta che presto scopriranno inutile, e
che pagheranno con tasse altissime, saltando da una casa all’altra,
racimolando crediti, passando per stage umilianti e percorsi
disciplinanti…
In entrambi i casi si
vede come la crisi a qualcuno convenga: a chi ne approfitta per
acquistare società grazie ai sussidi statali, per tagliare spese
sociali, per dare sfogo ai bassi istinti razzisti e reazionari. A chi
la utilizza per “riformare” tutta la società secondo le logiche
di profitto che da sempre regolano i dispositivi del capitale… In
questo contesto, la risposta dei padroni e delle istituzioni è
sempre la stessa: criminalizzazione e repressione. Diretta, quando si
tratta di caricare e di processare. Preventiva: quando si tratta di
dipingere come “teppisti” i soggetti più determinati e non
venduti a logiche elettorali….
Ma se da giorni siamo qui
a bloccare la città è perché non vogliamo che a subire ancora
siano le classi subalterne, perché abbiamo capito che in tempi di
crisi l’unica risposta è l’unità delle lotte. Perché da tanti
sentieri si scende a valle per un’unica guerra: quella allo
sfruttamento!