MADRID: BOLOGNA KEEPS ON BURNING!


Segui in diretta su RED-NET.it gli aggiornamenti
delle giornate del contro-summit che in questi giorni terrà
d’assedio i ministri dell’istruzione dell’UE, riuniti, ancora una
volta dopo Vienna per decidere del nostro futuro!

Riprendiamoci la parola! La lucha es el
único cámino!
Appello degli studenti e studentesse
dello stato spagnolo

From 8th to 14th of April, it will take
place in Madrid an European education ministers summit on the
ocassion of the spanish presidence of the European Union. So we want
that in the Spanish State, as in Wien, that the students voice be
heard.

We will go there to shout them that we
reject their university system, we will go to set out a democratic
and participatory alternative to oppose the european corporativism
that act in the service of neoliberalism.

The last year was a year full of
struggles in the Spanish State against the las reform in the way of
the Bologna Process. This year we have set in Madrid a collectives
platform to organize a counter-summit to oppose the Bologna Follow-up
Group, the group evaluates the implementation of the Bologna process
in each country, which we’ve called Bologna Fucking up Group. This
platform coordinates students assambles and other students
organization which fight against the commodification of the
University.

The students from all around the
Spanish State will come to Madrid for the counter-summit. From the
Bologna Fucking up Group we make an international call to all
stundents and activists which oppose to the Bologna Process and want
to set out a real alternative. Their false Union in the way of the
interest of a few can’t be compared with our nion which links up
through the solidarity of the struggles. 

We gather in Wien, let’s gather
in Madrid too.
IN APRIL THE STRUGGLE CONTINUES IN MADRID!

 

more
info: bolognaburnsmadrid.wordpress.com
contact: bolognaburnsmadrid@gmail.com

 

 

 

APPELLO DI RED-NET ALLA MOBILITAZIONE CONTRO IL PROCESSO DI BOLOGNA

 

Dieci anni fa, nel “lontano” 1999,
29 ministri dell’istruzione provenienti da vari paesi Europei, tra
cui il nostro, hanno sottoscritto la Dichiarazione di Bologna, cioè
un documento d’indirizzo strategico al quale tutti i governi si
sono effettivamente adeguati in questi anni.

 

La Dichiarazione ha introdotto: 

1. Il sistema del credito/debito
formativo come strumento di quantificazione della conoscenza; 

2. La progressiva selezione di classe,
con l’istituzione del 3+2 e di successivi livelli di istruzione
(costosissimi Master e specializzazioni); 

3. Attraverso dichiarazioni, libri
bianchi, raccomandazioni, direttive della Commissione Europea, o la
semplice azione coordinata dei governi, ha implementato la
privatizzazione dei servizi legati al diritto allo studio e la
riforma della Governance Universitaria.

 

Oggi, dieci anni dopo,  abbiamo sotto gli occhi il prodotto
del lavoro svolto dai ministri e dai tecnocrati europei. Viviamo in
Università nelle quali viene data  la possibilità ai privati
di entrare nei consigli di amministrazione, consentendo loro di
gestire sia la didattica, sia la parte finanziaria, con inevitabili
ricadute sulla ricerca. Il diritto allo studio viene progressivamente
“affidato” allo speculatore di turno, attraverso strumenti come
il prestito d’onore o il mercato degli affitti; è sempre più
difficile accedere a servizi come la mensa e gli alloggi
universitari; si riducono gli spazi di aggregazione e socialità. In
Italia abbiamo la conferma di quanto diciamo: le immatricolazioni
quest’anno sono diminuite del 2,3%, con forti picchi nelle regioni
a basso reddito, una fotografia perfetta dei risultati di decenni di
politiche neo-liberiste.

 

Non ci bastano vittorie parziali… Abbattiamo il Processo di
Bologna!

L’università-azienda è stata costruita negli ultimi dieci anni
con riforme attuate da governi di qualsiasi colore politico.
Dall’autonomia finanziaria firmata Ruberti alla riforma Gelmini del
2010 si sono susseguite leggi e provvedimenti che hanno smantellato
l’università pubblica. Tante sono state le mobilitazioni che hanno
saputo porre l’attenzione su questi temi fino ad arrivare
all’autunno del 2008 quando, in risposta all’ennesimo attacco al
diritto allo studio, è nato un movimento trasversale a tutti i
livelli della formazione. Studenti e ricercatori sono scesi in piazza
ed hanno occupato scuole ed università con rivendicazioni che hanno
inquadrato le riforme all’interno di un più ampio processo di
ristrutturazione del sistema capitalistico. L’Italia non è stata,
però, un caso isolato: dalla Grecia allo Stato Spagnolo, passando
per Germania, Austria, Svizzera, Olanda, Francia e Paese Basco, la
protesta è divampata in Europa con scioperi e contestazioni al
modello di istruzione promosso dal Processo di Bologna. Il passaggio
necessario per garantire un successo reale a queste mobilitazioni è
l’unificazione delle lotte a livello europeo sotto l’unica parola
d’ordine possibile: abbattiamo il Processo di Bologna!

 

Chi governa in Europa…

Dietro le quinte dell’architettura giuridica europea c’è il
burattinaio che muove i fili delle riforme. Si chiama ERT (European
Round Table of Industrialists), la più potente lobby industriale
europea che ha deciso di elaborare un piano comune di intervento sui
meccanismi dell’istruzione nel momento in cui si presenta la
necessità che la futura forza-lavoro si prepari a ciò che le
spetta, un futuro di precariato, disoccupazione e sfruttamento,
mascherato dietro il mito della flessibilità. L’introduzione degli
stages formativi e l’asservimento della formazione pubblica ai
bisogni del capitale privato già producono una forza lavoro
disciplinata, a costo zero, da immettere immediatamente sul mercato
del lavoro. Sempre in Italia è in via di approvazione una legge che
“consente” di spendere i propri anni di scuola in tirocini
formativi, cioè lavorando gratis.

 

…e chi subisce

È evidente come il processo di ristrutturazione del sistema
formativo sia intimamente legato all’attacco frontale ai diritti
collettivi dei lavoratori. Questo fatto risolve il dilemma delle
alleanze possibili per noi studenti: possiamo scegliere di allearci
con i baroni, che veicolano l’ideologia neo-liberista nelle nostre
facoltà e rendono operativa la strategia delle imprese nei CDA dei
nostri atenei, oppure scendere in piazza insieme ai lavoratori che
resistono ai continui tentativi di “farci pagare la crisi”. Per
noi la risposta è scontata. Il progetto concreto di opposizione
all’Europa neoliberista si costruisce con chi lo subisce, non con
chi lo determina. Saremo a Vienna e nelle nostre città per far si
che questa mobilitazione sancisca l’apertura di un percorso di
lotta unitario che spezzi le catene che imbavagliano la conoscenza e
ci legano ad un futuro fatto di sfruttamento e precarietà. Lottare
per un’università che sia pubblica, gratuita, libera e di massa
non significa alzare un ditino nei Consigli di Facoltà, né
tantomeno limitarsi a chiedere una riforma parziale del sistema
formativo quale oggi si configura. Significa invece dare fuoco al
Processo di Bologna nel suo insieme, e lasciare che bruci.

 

E brucerà…

 

Leggi l’appello in inglese [in english]

 

 

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