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Sulla guerra in Libia: due contributi di Gian Paolo Calchi Novati
“Prima o poi i popoli, soprattutto i gruppi o ceti inquieti e irrequieti, si convinceranno che le soluzioni giuste vengono più dal basso che dall’alto.”
Il crollo del regime libico: un incentivo o un deterrente?
Se fra i motivi che hanno spinto i militari egiziani a collaborare alla rimozione di Moubarak c’era l’intento di restituire l’Egitto al suo ruolo naturale di centro del mondo arabo e del Medio Oriente, non è detto che i fatti libici siano coerenti con quell’obiettivo. Il governo del Cairo ha sicuramente sostenuto gli insorti anti- Gheddafi, soprattutto quando pareva che la crisi dovesse sfociare in un scissione fra Cirenaica e Tripolitania, ma si è sempre attenuto alla regola aurea del “profilo basso”, anche rispetto ad altri paesi arabi: si pensi, in particolare, all’esposizione del Qatar, che ha brandito Al Jazeera come un’arma impropria prima di dare un contributo rilevante, anche sul piano militare, alla coalizione guidata da Francia e Inghilterra.
Da una parte l’Egitto voleva dar prova di credere nella “libertà”, dall’altra non voleva compromettersi troppo con un’operazione che per molti versi ricordava in modo imbarazzante la guerra di Suez del 1956. Tutto può augurarsi l’Egitto fuorché la formazione al di là del suo confine occidentale di uno stato “sotto tutela”, magari con il corollario di quelle basi militari che Nasser elevò a principale capo d’accusa contro re Idris e che Gheddafi chiuse nel 1970 poche settimane prima della morte dello stesso Nasser.
Costruiamo l’opposizione alla nuova “guerra umanitaria”!
Scritto da compagnox in COMUNICATI, General, RED-NET il 26 Marzo 2011
Non esistevano, dunque, in Italia studiosi seri e coscienziosi? Cosa facevano gli insegnanti universitari di geografia, di storia, di letterature straniere, di diritto internazionale, di cose orientali? Credettero anch’essi alle frottole dei giornali? E se non ci credettero, perché lasciarono che il Paese fosse ingannato? Oppure considerarono la faccenda come del tutto indifferente per la loro olimpica serenità? La risposta a queste domande non potrà essere molto lusinghiera per la nostra generazione.
(Gaetano Salvemini, 1914. A proposito della guerra libica del 1911-1912)