La mattina del 13 giugno, a Firenze, è stata messa in atto l’ennesima azione repressiva da parte delle forze dell’ordine nei confronti di numerosi compagni. Il bilancio è di 6 persone agli arresti domiciliari con pesanti restrizioni (non possono nè vedere nè sentire nessuno), 9 persone con obbligo di firma ed un compagno in carcere.
Questi provvedimenti sono stati presi in seguito ai fatti avvenuti a Firenze tra il 4 e il 21 maggio; oggi, come allora, siamo scesi in piazza contro chi prova, con un’immensa montatura giudiziaria, a fermare il movimento fiorentino.
Già il 4 maggio, infatti, erano stati notificati pesanti provvedimenti cautelari a carico di 22 studenti: 5 agli arresti domiciliari e 17 con obbligo di firma. Su alcuni di questi grava anche l’accusa di associazione a delinquere. Un’accusa che nega anche la dignità politica delle lotte portate avanti dal movimento a Firenze come in tutta Italia. Movimento da sempre in prima fila nelle lotte sociali, per una scuola e un’università pubblica, per il diritto alla casa, contro l’apertura di CIE e di covi fascisti nella nostra regione, per un trasporto pubblico, al fianco dei centri sociali e contro le speculazioni edilizie.
La violenza e la trasversalità con cui si è abbattuta la scure della repressione su studenti e lavoratori rappresentano una pericolosa deriva verso uno stato di polizia. La scientificità con cui si cerca di cancellare quelle realtà e quei movimenti nati e partecipati dal basso, rovinando le fedine penali e le vite di centinaia di giovani e meno giovani “colpevoli” di cercare di cambiare una realtà fatta di precarietà e sopraffazione, rivela lesistenza di un disegno preciso di cui magistrati e forze dell’ordine, più o meno consapevolmente, rappresentano l’aspetto coercitivo.
Quest’ondata repressiva, che vede in tutto 35 persone sottoposte agli arresti domiciliari o all’obbligo di firma per un totale di quasi 100 indagati, è solo un evidente tentativo di fermare chi, con le proprie lotte tenta ogni giorno di mettere in evidenza le contraddizioni di questa realtà, portando sempre più persone a sostenere certe idee e certe pratiche. Nell’attuale contigenza storico-economica, reprimere quanto più velocemente e massicciamente qualsiasi reale opposizione, anche se non immediatamente in grado di mettere in pericolo il sistema nel suo complesso, diventa necessario per la sopravvivenza stessa di quei poteri il cui unico scopo è perpetrarsi nella propria posizione di privilegio.
Rispetto ad un simile esercizio di violenza impropriamente chiamata giustizia nessuno dovrebbe e potrebbe sentirsi al sicuro.
Per questo riteniamo che l’unica risposta possibile sia quella di resistere e continuare sulla strada intrapresa; in pericolo non c’è solo la libertà di chi lotta ma i diritti di tutti.
Tutti liberi, tutte libere
COLLETTIVO POLITICO * SCIENZE POLITICHE