GIOVEDI’ 10 DICEMBRE ore
16 – D5 o.o3 – INIZIATIVA E MOSTRA SU PIAZZA FONTANA – dalle
18 APERITIVO MUSICALE – dalle
23 FESTA IN FACOLTA’ CON BANPAY (DANCEHALL/REGGAE) e DUCCINO DJ (TRASH)
Il 12 Dicembre 1969, quaranta anni fa,
l’esplosione di un potente ordigno fermava sulle 16.37 l’orologio
della Banca Nazionale della Agricoltura, situata in piazza Fontana a
Milano, ammazzando 17 persone e ferendone circa 90. Quelle persone
morte impressionavano per la loro sconcertante normalità: erano la
prova che chiunque, in qualsiasi momento, poteva essere colpito dalle
bombe, sui treni, negli edifici pubblici, nelle piazze. Il tentativo di controffensiva illegale
e violenta di uno Stato spaventato dalle lotte operaie e studentesche
doveva passare necessariamente attraverso il suo battesimo di sangue,
ma questa verità, per funzionare, andava camuffata e sepolta,
tramortita e deviata verso un’altra versione dei fatti: la
responsabilità degli anarchici, in primis, e da questi delle
organizzazioni della sinistra extra-parlamentare e dello stesso PCI.
Gli anarchici, tra cui i romani del
circolo 22 marzo, in particolare Pietro Valpreda, furono accusati dai
giornali (compresi quelli moderati), da polizia e magistratura di
aver architettato ed eseguito l’attentato, e, come a conferma di ciò,
pochi giorni dopo “si suicidava” Pino Pinelli, ferroviere
anarchico di Milano, ex-partigiano e cultore di esperanto,
precipitato dalle stanze del commissario Calabresi della questura di
Milano.
La supposta verità mediatica e
giudiziaria divenne oggetto di critica e di lotta politica da parte
di un gruppo di militanti della sinistra extraparlamentare, i quali,
attraverso una documentatissima contro-inchiesta pubblicata a metà
degli anni ’70, dimostrarono come gli artefici dell’attentato
andassero ricercati non tra gli anarchici, bensì tra Ordine Nuovo e
Avanguardia Nazionale: gruppi neofascisti rivitalizzati qualche anno
prima da un’ ingente quantità di denaro, le cui sedi erano
frequentate da alti ranghi dell’esercito, funzionari di polizia e
degli uffici politici, abilmente indirizzati da agenti dei servizi
segreti italiani (il SID) e dalla CIA. Quella contro-inchiesta si
chiamava, emblematicamente, “La strage di stato”.
Attraverso una mostra vorremmo
ricostruire la vicenda di Piazza Fontana, nella consapevolezza che la
responsabilità di quanto accaduto non appartiene a gruppuscoli
eversivi interni o esterni allo Stato, scagliatisi contro la
democrazia, bensì che lo stragismo è stato frutto di un ben più
ampio disegno repressivo che ha coinvolto ampi settori della
Democrazia Cristiana, dell’industria e dell’alta finanza italiana e
statunitense, impegnati fino in fondo nel contrastare l’avanzare
delle lotte operaie dell’autunno caldo del 1969 , con le
organizzazioni politiche che le guidavano.
Vogliamo ribadire a quarant’anni dalla
strage, che lo Stato, nella strenua difesa della classe dominante
(quella che detiene, assieme ai mezzi di produzione, il potere
politico), si avvale oggi come ieri dell’illegalità e della
violenza, in sostanza del fascismo, per conservare un ordine
diseguale, mistificando il suo operato attraverso un revisionismo
storico grazie al quale ancora oggi NESSUNO HA PAGATO PER I MORTI DI
PIAZZA FONTANA.
È per questo che a gruppi
dichiaratamente fascisti come Forza Nuova (fondata dal figlioccio di
Stefano delle Chiaie, Roberto Fiore) o CasaPound, viene concesso
ampio spazio di manovra nei pestaggi e nelle intimidazioni ai danni
di militanti di sinistra, immigrati, omosessuali e tutti coloro che
ritengono“diversi”. È per questo che, come accade oggi in
Toscana, vengono denunciati ed arrestati ragazzi che si battono per
il diritto al lavoro, allo studio, alla casa. È per questo che
polizia e magistratura coprono sistematicamente l’estrema destra
italiana, cioè gli addetti al lavoro sporco. Perchè “il poco
fascismo visibile mascheri il molto fascismo invisibile”.
10 dicembre ore 16.00 aula D5 0.03,
Polo di Novoli. Mostra e iniziativa su piazza Fontana. Interverrà
Maurizio Lampronti, presidente dell’Archivio ’68.
12 dicembre ore 15.30 tutti in piazza
S.Marco a Firenze in occasione del corteo regionale antifascista, per
la liberazione di Mannu e di tutti i compagni antifascisti arrestati.