il d5 disoccupa la lotta continua


Dopo
44 giorni d’occupazione, abbiamo riconsegnato l’edificio D5 al
normale svolgimento delle lezioni. Lungi dal voler sancire una
definitiva smobilitazione, con quest’atto intendiamo rilanciare
sistematicamente la resistenza al progressivo smantellamento del
diritto allo studio.

Abbiamo
occupato contro l’ennesimo avanzamento del processo di
privatizzazione dell’Università – le leggi di Brunetta,
Tremonti e Gelmini – consci di non portare avanti una lotta di
conservazione, bensì un processo di critica costante ed in
fieri
dell’esistente. I nostri gruppi di studio continuano a
produrre materiale sul processo ventennale di riforme universitarie,
sul contesto economico, politico e sociale in cui tali riforme si
inseriscono, sul bilancio d’Ateneo, sulla Governance Universitaria.


Occupando
abbiamo creato le condizioni per aprire degli spazi di socialità
dove prima c’erano solo cemento e desolazione ed abbiamo dimostrato
che attraverso l’autorganizzazione è possibile far vivere un
intero edificio con iniziative, lezioni alternative ed assemblee, è
possibile farlo diventare centro di produzione politica per tutta la
città e cassa di risonanza delle lotte dei lavoratori, senza
limiti d’orario. Abbiamo sfidato le telecamere ed i tornelli, le
assurde barriere burocratiche all’utilizzo autogestito delle aule e
la militarizzazione pazzesca della mensa e delle vie interne al Polo.

In
breve, Ci siamo ripresi i nostri spazi.


La
disoccupazione del D5 non è una resa di questi edifici alla
loro squallida normalità, fatta di produttività,
speculazione edilizia e tubi rotti. è giunto il momento di
socializzare quanto prodotto dall’occupazione, di costruire con il
lavoro quotidiano il fronte d’opposizione alle politiche di
smantellamento dell’istruzione pubblica, partendo dall’unione con i
lavoratori.

Per
questi motivi rilanciamo le iniziative già in programma, in
piena continuità con l’occupazione, e promettiamo
un’opposizione ferrea a coloro che ancora intendono scaricare su di
noi le conseguenze di una crisi economica che loro stessi hanno
generato, relegandoci ad un futuro di ignoranza, cultura asservita e
precarietà.


Il
D5 disoccupa, la lotta continua.




Assemblea
di Novoli

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