Il 19 maggio dello scorso anno 10mila
tra studenti, ricercatori e dottorandi scesero in piazza a Torino per
contestare il G8 University Summit, la conferenza dei Rettori che si
pose come diretta interlocutrice dei capi di Stato e di Governo col
proposito di sedimentare il progetto di un’università sempre più
al servizio delle imprese. Quel giorno una
grande manifestazione attraversò la città di Torino, arrivando ad
assediare il Castello del Valentino dove erano riuniti i Rettori, con
la determinazione di non accettare zone rosse o subire alcun divieto. Nei mesi seguenti, a partire dal 6
luglio 2009, ebbe inizio l’Operazione Rewind con 21 arresti in varie città italiane.
Come se non bastassero le cariche, le
leggi restrittive del diritto di sciopero e di manifestazione, il
pacchetto sicurezza ed il clima emergenziale creato in vista di ogni appuntamento internazionale,
gli arresti dell’operazione Rewind stanno a ricordarci quanto la repressione si stia
alzando in questi ultimi anni, colpendo chi si oppone al tentativo di
“farci pagare la crisi”.
…chi colpisce…
Gli studenti hanno dimostrato di saper
rispondere in quelle giornate di maggio, in maniera conflittuale ed
organizzata, a quelle che sono le ricette padronali per l’università:
una ricerca asservita alle imprese, un sapere modulare e quindi
produttivistico e dequalificato, una selezione di classe a più
livelli, la creazione di università a due velocità, la
conservazione del sistema baronale. Questo gruppo sociale si è
sollevato un po’ in tutta Europa, dalla Francia alla Grecia, dalla
Germania ai Paesi Catalani, dall’Italia alla Spagna, ed ha avuto come
obbiettivo quello di affossare le riforme degli ultimi dieci anni, di
sdoganare la ricerca e la formazione dagli interessi delle imprese,
interessi divenuti legge grazie all’applicazione progressiva del
Processo di Bologna, che quest’anno ne ha compiuti dieci.
…e perchè…
La classe al potere teme che il
conflitto sociale si estenda dal mondo della scuola e dell’università
al mondo del lavoro, ugualmente e più profondamente colpito dalla
perdita di diritti collettivi e di salario reale per salvare i
profitti altrui. I vertici internazionali come il G8 rappresentano uno dei momenti in cui tutte le lotte confluiscono in un’opposizione politica unica ai “Padroni della
Terra”. È un’occasione per dare forma ad una conflittualità e ad
un disagio latente che può unire sotto la stessa parola d’ordine
studenti e lavoratori.
A Torino non sono riusciti nel
tentativo di creare divisioni tra chi si è scontrato con la polizia
e chi ha voluto mantenere una innocuità di fondo. Ci hanno provato,
ma è risultato evidente che il teorema del black block, tanto in
voga a Genova nel 2001, non ha funzionato, poiché gli studenti hanno
mantenuto un’unità di fondo che si manifesta oggi nella solidarietà
espressa agli indagati da varie città.
DIETRO QUELLO SCUDO C’ERAVAMO TUTT*!