Da oltre mezzo secolo, il 17 novembre è una giornata di grande rilevanza simbolica per gli studenti: nel 1939, 10 studenti cecoslovacchi venivano uccisi ed altri 1200 deportati dall’esercito nazista a seguito di una manifestazione contro la guerra. Lo stesso giorno, nel 1973 ad Atene, veniva sgomberato con la forza il Politecnico occupato (punto focale della protesta contro il governo fascista dei colonnelli), mentre all’esterno venivano assassinati 24 civili. Questa data è quindi un’occasione per ricordare il sacrificio di coloro che hanno lottato per le proprie idee di una società più giusta. Il sistema formativo italiano, si trova oggi di fronte ad un nuovo attacco di matrice classista, portato avanti dal governo Monti ma in diretta continuità con le misure varate dai governi precedenti, sia di centro-destra che centro-sinistra. Infatti, a sommarsi ai tagli di Tremonti e Gelmini, sono arrivati quelli previsti dalla spending review montiana (altri 200 milioni in meno per scuola e università). Tale offensiva è ispirata ai criteri europei del “Processo di Bologna” ed è finalizzata allo smantellamento del diritto allo studio ed al completo asservimento dell’istruzione alle imprese private. Ciò produrrà una ristrutturazione autoritaria di scuola e università, creando istituti di elite ed infine scuole ed università di serie B. Dal punto di vista ideologico, la cosiddetta riforma Profumo fornisce la cornice naturale in cui questi provvedimenti possono attuarsi. A fare da sfondo ad aumento delle tasse, tagli delle borse di studio e mancanza di alloggi per i fuorisede troviamo la retorica del merito e della produttività: un mero strumento per giustificare e riprodurre le disuguaglianze esistenti nella società.
Ma questo attacco non riguarda solo scuola ed università. Nel contesto della attuale crisi del capitalismo le parole d’ordine di austerità e sacrifici si traducono in privatizzazioni, smantellamento dei diritti collettivi e dello stato sociale, licenziamenti, delocalizzazioni, chiusura di stabilimenti, riforma del sistema pensionistico, abolizione dell’articolo 18 e precarietà diffusa. Sono mesi che sentiamo parlare di “crisi”, della “necessità di tornare a crescere”, di “modernizzazione” e di “sacrifici nell’interesse della nazione”. La parola d’ordine è socializzazione delle perdite e la privatizzazione dei profitti. A Firenze abbiamo assistito alla svendita del trasporto pubblico (con conseguenti tagli di linee e aumenti dei costi), cassa-integrazione per centinaia di operai e la dismissione di interi stabilimenti come la Richard-Ginori.
A migliaia siamo scesi in piazza in tutta Italia il 5 ottobre per una scuola libera, gratuita e aperta a tutti; sperimentando la violenza della repressione con cui il governo dei padroni e dei banchieri risponde a chi osa alzare la testa. Non siamo più disposti a restare in silenzio e riteniamo necessario creare un unico grande fronte di opposizione sociale, unendo la nostra lotta con quelle, sempre più numerose, di tutti coloro che subiscono le politiche governative di macelleria sociale. Per questo saremo in piazza anche il 16 novembre, giornata mondiale per il diritto allo studio.
In quanto studenti, lavoratori, precari, disoccupati, respingiamo completamente le politiche di gestione della crisi del governo Monti, che disegna per tutti noi un mondo di precarietà e sfruttamento. Rifiutiamo la logica concertativa dei sindacati confederali, complici della macelleria sociale e della divisione delle lotte dei lavoratori. Rifiutiamo le riforme di scuola e università, che trasformano il diritto all’istruzione in un privilegio per pochi eletti. Non Vogliamo vivere in un mondo in cui tutto quel che conta è il profitto e dove i rapporti interpersonali sono fondati su competizione e sfruttamento.
Ore 9 Piazza San Marco
GLI STUDENTI RIFIUTANO I SACRIFICI
STUDENTI MEDI ED UNIVERSITARI AUTORGANIZZATI