10 maggio:CALL TO ACTION! #standup4excuem
Scritto da compagnox in DOCUMENTI, INIZIATIVE, RED-NET, REPRESSIONE, UNIVERSITA' il 10 Maggio 2013
Contro la violenza poliziesca, rilanciamo le lotte!
– APPUNTAMENTI E INIZIATIVE DI SOLIDARIETA’ IN GIRO PER L’ITALIA!
Con l’irruzione della polizia, richiesta da rettore Vago e cda per sgomberare la Libreria Ex Cuem Autogestita, anche la realtà é entrata nelle mura ovattate dell’università. Una vergogna che crea un precedente inaccettabile per l’ateneo milanese e per gli atenei di tutta italia, ma un episodio perfettamente in linea con i tempi che viviamo: da niscemi alla val susa, da napoli a bologna, da roma a torino a palermo la logica è la stessa. L’austerity dipinge lo stesso scenario, dietro belle parole come democrazia e dialogo, si nasconde un meccanismo volto a tutelare interessi di pochi mafiosi ed equilibri di potere. Quando il velo si squarcia e le contraddizioni si mettono a nudo, rimangono soltanto i manganelli e i dispositivi polizieschi. Ed è cosi che quegli stessi soggetti che hanno sprofondato il presente in una palude di miseria, solitudine e disperazione hanno anche il coraggio di proporre delle soluzioni presentandole come necessarie, scagliando le forze dell ordine su chiunque si organizza senza e contro di loro. Prosegui la lettura »
giovedì 9 maggio, h 19: le mani sporche dell’europa
11 Maggio 2013 Assemblea – Le Mani Sporche dell’Europa
Le Rivolte arabe, la guerra in Libia e il successivo intervento in Mali hanno violentemente rimesso al centro del dibattito il mediterraneo e il ruolo che l’europa imperialista riveste nelle politiche di rapina, di guerra, di ingerenza politica ed economica nell’area. Un ruolo che i compagn* dei paesi del nord africa non esitano a definire una nuova colonizzazione. Le politiche di penetrazione verso questi paesi, le conseguenti violente ristrutturazioni economico/finanziarie, le privatizzazioni con la conseguente svendita dei settori strategici, la disoccupazione di massa, l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, sono le basi sulle quali si sono costruite e sviluppate le cosiddette “primavere arabe”. “Primavere” che però ad oggi devono fare i conti con governi che rappresentano chiaramente gli interessi della borghesia internazionale come prodotto in chiave reazionaria delle rivolte stesse e un esempio di come i fascismi, nelle varie forme in cui si possono presentare (vedi governi islamici), siano un’ipotesi credibile per il capitale nell’attuale fase di crisi. Nello stesso tempo sono emerse sempre più chiaramente le relazioni che intercorrono tra lo sfruttamento della massa di proletari provenienti da questi paesi all’interno dell’europa del capitale e lo sfruttamento che la stessa riversa nei paesi del mediterraneo. Siamo all’interno di una stessa periferia, anche se nel centro dell’imperialismo, e ciò ci lega indissolubilmente verso una prospettiva comune. Periferia nel centro dell’imperialismo in quanto lo sviluppo diseguale, la politica di rapina che si nasconde dietro le”politiche di austerity” dettate dalle borghesie europee dominanti nei confronti di tutti i paesi dell’europa mediterranea, sono caratteristiche proprie delle relazioni che intercorrono tra il centro e la periferia stessa. Una prospettiva che rompe la logica assistenzialista che ha caratterizzato in questi anni la con lo spaccato di proletariato costretto a spostarsi dai paesi del nord africa e quelli europei, che ci pone su un livello paritetico nella individuazione di terreni di lotta comune. E’ da questa lettura della realtà che ci troviamo davanti, per quanto poco approfondita possa essere, che nasce la volontà di creare un momento di confronto che porti a fare un passaggio ulteriore sia nella comprensione del ruolo dell’europa (Ue), sia nella ricerca dei terreni sui quali misurarci in futuro sulle due sponde del mediterraneo. Abbiamo individuato nella data dell’11 Maggio 2013 un momento per iniziare questo lavoro, in coincidenza con la presenza a Firenze dei vari protagonisti delle politiche nefaste della Ue, da Barroso a Monti, e tutta la loro cricca di lacchè. E’ stata garantita la presenza di compag* di organizzazioni del Marocco, Tunisia, Egitto. La proposta è una assemblea che dovrebbe strutturarsi in due momenti. Una prima parte di analisi sul ruolo dell’Europa nel mediterraneo, le sue politiche di espansione e dominio, attraverso alcuni interventi, oltre ai contributi dei compagni del nord africa. Una seconda parte dove affrontare le possibili “campagne” da portare avanti insieme sulle due sponde e con quali modalità costruirle. Ad oggi i temi da noi individuati attorno ai quali si possono sviluppare queste campagne sono logistica, call center, centri di detenzione. Vorremmo che questa assemblea rappresentasse realmente un momento in cui si possano definire le modalità concrete per portare avanti questo lavoro. L’orario ipotizzato è dalle 10.30/11.00 per terminare nel primo pomeriggio intorno alle 16.30. L’iniziativa si svolgerà al Centro Popolare Autogestito FI-SUD – Via Villamagna 27a Firenze. Chiaramente ci sarà il pranzo e per chi vuole dormire a Firenze non ci sono problemi in particolare se comunicato per tempo.
Per Info e adesioni: colpol@inventati.org
Cpa Firenze Sud – Centro Sociale Camillo Cienfuegos, Collettivo Politico Scienza Politiche
LANDER FERDANDEZ ESTRADATO!
Scritto da compagnox in COMUNICATI, EUSKAL HERRIA, REPRESSIONE, VARIE il 30 Aprile 2013
LANDER ASKATU!
Nella mattina di sabato è avvenuta l’estradizione di Lander Ferdandez, un militante basco da tempo perseguitato dalla giustizia spagnola. E’ vari anni che studenti, giornalisti, avvocati e persino parlamentari sono in lotta al suo fianco contro l’accusa di aver incendiato un autobus vuoto durante una manifestazione nel 2002 e contro la prepotenza della magistratura spagnola in questa vicenda. Questi stessi attivisti hanno cercato di impedire la sua cattura, consci che lottando al fianco di Lander si lotti per e con il popolo basco contro l’oppressione spagnola e per l’indipendenza di Euskal Herria. La repressione del popolo basco infatti avviene da decenni attraverso anni di carcere, dispersione e tortura con la logica che tutti coloro che si mobilitano per l’indipendenza del paese basco, in qualunque forma, siano terroristi militanti di ETA. Anche durante quest’ultimi anni, attraversati dal processo di pace, la magistratura e le forze poliziesche spagnole hanno continuato a criminalizzare le organizzazioni politiche basche e a compiere arresti (non ultimo quello ai danni di 8 militanti di SEGI, organizzazione giovanile, davanti alla resistenza passiva di centinaia di giovani). La loro lotta per l’indipendenza e per una società migliore e priva di sfruttamento e profitto è la stessa che, in Italia e in tutti i paesi del mondo, viene portata avanti e continuamente repressa; chi esce dai binari della legalità borghese infatti si trova davanti la forza “legale” di quello stato che sfrutta e affama le classi più deboli.
SOLIDARIETA’ AI PRIGIONIERI POLITICI BASCHI!
PER UN PAESE BASCO INDIPENDENTE E SOCIALISTA!
Collettivo Politico * Scienze Politiche
Solidarietà a* compagn* del Newroz di Pisa! Estendere la solidarietà, rilanciare la LOTTA!
Scritto da compagnox in COMUNICATI il 30 Aprile 2013
Come collettivo politico di scienze politiche di firenze esprimiamo massima solidarietà ai compagni e le compagne dello spazio antagonista Newroz di Pisa e a tutti i compagni e le compagne colpite da vili attacchi incendiari nell’ultimo mese.
E’ di poco tempo fa la notizia dell’incendio (anche qui di mano “ignota”) del CSA Vittoria di Milano .
Le mani saranno ignote, ma a noi sembra fin troppo palese chi possano essere i mandanti di questi attacchi. Sono gli stessi i cui interessi, soprattutto in questa lunga fase di crisi del capitale, mirano alla repressione, a braccetto con questure, istituzioni e piccoli/grandi padroni, di qualsiasi forma di autorganizzazione delle lotte che vivono sui territori: dalle lotte per il diritto all’abitare e alla mobilità a quelle per i diritti sul posto di lavoro e contro lo sfruttamento, le speculazioni e vecchi/nuovi fascismi.
Alla repressione si risponde estendendo la solidarietà e rilanciando le lotte sui territori.
Solidarietà ai/lle compagni/e del csa Vittoria e dello spazio antagonista Newroz.
Solidarietà a tutti/e i/le compagn/e represse.
COLLETTIVO POLITICO SCIENZE POLITICHE
Di seguito il comunicato dei compagni del CSA Vitoria di Milano e del Newroz di Pisa. Prosegui la lettura »
FIRENZE ANTIFASCISTA SULLA PIAZZA DEL 25 APRIL
Scritto da compagnox in ANTIFASCISMO, COMUNICATI, General, INIZIATIVE, VARIE il 27 Aprile 2013
Ieri in S.Spirito Firenze Antifascista ha organizzata la tradizionale piazza in occasione del 25 aprile.
Dalle ore 15.30 un continuo passaggio di persone che si sono fermate al bar, ai banchini informativi e hanno atteso i primi interventi e l’inizio del corteo. Gli interventi sono stati aperti del Partigiano “Sugo” che ha poi ceduto la parola agli studenti dei collettivi medi e universitari.
Alle 17.00 il saluto a Potente, la deposizione della corona e la partenza del corteo. Centinaia e centinaia di persone – poco ci interessa entrare nella guerra dei numeri con giornalisti e Questura, il video e le foto che seguono parlano da sole – che hanno invaso le strade di S.Frediano fino a piazza Tasso e poi per via del Leone dove il corteo ha sostato sotto la nuova occupazione e ha applaudito all’intervento dal megafono di uno degli occupanti. Infine il corteo ha fatto ritorno in S.Spirito.
A quel punto, davanti ad una piazza stracolma a prendere la parola sono stati, prima Spazi Liberati (a questo link il loro intervento http://www.youtube.com/watch?v=7etVGRFshs4) e subito dopo i lavoratori.
Uno dopo l’altro si sono alternati al microfono un operaio della Pirelli, poi un’operaia della Renault, un delegato COBAS della Ginori, un lavoratore ATAF che ha parlato a nome della confederazione COBAS, un operaio della Ex-Electrolux, una lavoratrice CUB della Sanità ed infine Riccardo Antonini, lavoratore delle Ferrovie, licenziato dall’azienda per il suo impegno per la sicurezza sul lavoro e il suo protagonismo al fianco dei familiari delle vittime della strage di Viareggio.
Chiusi gli interventi è salito sul palco il Menestrello che accompagnato da altri tre ottimi musicisti ha presentato il disco inciso in collaborazione con Firenze Antifascista con alcune delle canzoni che la Brigata Sinigaglia cantò entrando a Firenze per liberarla.
Durante l’inizio del concerto un altro intervento ha rilanciato la manifestazione organizzata per il 4 maggio da diverse realtà del territorio: una piazza contro la repressione, in solidarietà con tutti i compagni e le compagne colpiti da denunce, processi e arresti per il loro impegno politico. L’accento è stato messo in particolare sul processo contro il Movimento Fiorentino, un’inchiesta costruita sull’applicazione del reato di associazione a delinquere alle lotte politiche e sociali e che prenderà il via proprio in quei giorni.
Durante la sua esibizione il Menestrello ha lasciato spazio ancora una volta a Sugo e alla lettura del saluto che Teresa Mattei, partigiana “Chicchi”, inviò alla piazza di Firenze Antifascista di qualche anno fa.
Mentre si allestiva il palco in attesa dell’inizio del concerto dei Dirty Old Band, gli ultimi due interventi della giornata: il saluto di un compagno greco che ha rilanciato alla Solidarietà Internazionale Antifascista e l’intervento di compagno che ha fatto il quadro sull’attuale situazione in Venezuela e i tentativi di destabilizzazione da parte della destra, appoggiati dagli USA e dai paramilitari, dopo la vittoria di Maduro all’ultima tornata elettorale.
A chiudere la serata la Malasurte fi-sud: il solito bagno di folla e l’ottimo epilogo di una giornata fantastica, in cui tutti coloro che hanno collaborato hanno dato l’esempio pratico di cosa voglia dire festeggiare una giornata come quella del 25 aprile fuori da una logica esclusivamente commemorativa, ma coscienti di essere i protagonisti delle lotte di oggi portatrici degli stessi valori che animarono la spinta di chi 70 anni fa scelse di non piegarsi al fascismo e scelse la clandestinità, a rischio della propria vita, per la libertà e la costruzione di una società di eguali.
ORA E SEMPRE RESISTENZA!
Il video del corteo…200 secondo i giornali…
http://www.youtube.com/watch?v=JcRGDGUQKkI&feature=youtu.be
Alcune foto della giornata:
PRIMA UDIENZA RIMANDATA AL 1 LUGLIO 2013, LA LOTTA NON SI ARRESTA!
Scritto da compagnox in COMUNICATI, INIZIATIVE, REPRESSIONE il 18 Aprile 2013
SABATO 4 MAGGIO dalle 15.30 in LARGO ANNIGONI
CORTEO E CONCERTO con
MALEDUCAZIONE ALCOLICA (ska) e BANPAY CREW (dancehall)
Il 4 maggio del 2011 a Firenze ha inizio l’operazione di polizia coordinata dal Gip Rocchi, che portava a diverse perquisizioni ed ai primi arresti nei confronti di diversi militanti del movimento. Un’inchiesta costruita sull’applicazione dell’associazione a delinquere alle lotte politiche e sociali a cui si sommava la contestazione di altri reati: manifestazione non autorizzata, resistenza, oltraggio, danneggiamento, occupazioni, in relazione alle mobilitazioni contro la presenza dei fascisti in città, contro la possibile apertura di un CIE in Toscana, a difesa della scuola e dell’università pubblica o durante manifestazioni di solidarietà nei confronti dei compagni coinvolti in altri processi.
Il 13 giugno, a seguito di diverse iniziative di solidarietà, il Gip dette il via alla seconda fase dell’operazione per un totale di 35 misure cautelari tra arresti -uno in carcere e gli altri ai domiciliari – e obblighi di firma, con ben 86 compagni sotto processo.
Esattamente due anni dopo, il 3 maggio 2013, al tribunale di Firenze è fissata la prima udienza del primo grado del maxiprocesso contro il movimento fiorentino che vede come parte attiva al fianco dell’accusa anche le cosiddette “parti civili”: digos e polizia, Confindustria, leghisti e fascisti.
Ma come già accennato questo non è l’unico processo in corso a Firenze.
Ci sono processi che riguardano le mobilitazioni contro la guerra in Libia, contro il sottoattraversamento dell’Alta Velocità e in solidarietà con la Val Susa, altri ancora per azioni e mobilitazioni antifasciste o che riguardano la lotta per il diritto alla casa, dalle occupazioni alla difesa dagli sfratti. Alcuni di questi processi hanno già visto condanne nei vari gradi di giudizio o addirittura per decreto penale, formula per la quale la condanna è emessa direttamente durante le indagini preliminari. Prosegui la lettura »
PIAZZA SANTO SPIRITO: UN 25 APRILE DI LOTTA E RESISTENZA
Scritto da compagnox in ANTIFASCISMO, INIZIATIVE il 16 Aprile 2013
PIAZZA SANTO SPIRITO: UN 25 APRILE DI LOTTA E RESISTENZA
A partire dalle ore 15.00 musica, banchini informativi, cibo e bevande a prezzi popolari.
Alle ore 17.00 CORTEO ANTIFASCISTA per le vie del quartiere.
Al ritorno in piazza interventi dal palco e a seguire musica dal vivo con
IL MENESTRELLO
DIRTY OLD BAND – folk irlandese e musica popolare
MALASUERTE FI-SUD
Ancora una volta, questo 25 Aprile, la Firenze Antifascista sarà in Piazza Santo Spirito.
“Ricordare la Resistenza di ieri per combattere il fascismo di oggi”. Questo il significato che vogliamo dare a questa giornata. Un momento lontano da logiche solo commemorative, istituzionali e retoriche in cui ribadire insieme, giovani studenti, lavoratori, anziani, partigiani, i valori che la lotta Partigiana ci ha lasciato: Solidarietà, Internazionalismo e Lotta di classe. La lotta di Liberazione dal nazifascismo, prima con gli scioperi operai poi con la lotta armata sui monti e nelle città, fu anche lotta contro lo sfruttamento e per la costruzione di una società migliore e più giusta.
La fase storica che stiamo vivendo è segnata da una profonda crisi del sistema capitalista e sono lontani i tempi in cui le classi dominanti parlavano di uno sviluppo illimitato delle forze produttive…
Centinaia di migliaia di posti di lavoro persi, milioni di disoccupati, riforma del sistema previdenziale con impoverimento delle pensioni e innalzamento dell’età per arrivarci, tagli al settore pubblico, alla scuola, alla sanità, nuove tasse e privatizzazioni.
Le politiche di austerità sul piano economico sono accompagnate da un controllo sociale sempre maggiore e un livello repressivo sempre più stringente verso chiunque alzi la testa: assistiamo alla militarizzazione di interi territori, alle cariche della polizia e a processi ed arresti di centinaia di militanti, per non parlare poi della brutalità e della violenza poliziesca durante i fermi e nelle caserme.
Si sta verificando inoltre una ripresa dell’attività neofascista e neonazista in tutta Europa: gruppi e organizzazioni legittimati e sdoganati dalle stesse istituzioni democratiche e pronti anche al “salto di qualità” come possibile alternativa di governo in chiave nazionalista, reazionaria e ulteriormente autoritaria.
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SULLA LECTIO MAGISTRALIS DI MARINO REGINI: TE LO SPIEGHIAMO NOI COSA VUOL DIRE ESSERE STUDENTI IN QUESTA CRISI.
Scritto da compagnox in DIRITTO ALLO STUDIO, DOCUMENTI, General, REPRESSIONE, UNIVERSITA' il 11 Aprile 2013
Alla conferenza in aula magna del 9 aprile 2013, è stato fatto gran sfoggio di numeri e cifre, schemi e tabelle. La lezione cui abbiamo assistito, presenziata dal Rettore Tesi e guidata da Franca Alacevic, ex presidente di Scienze Politiche, Cecilia Corsi nuova presidente della Scuola di Scienze Politiche, il professor Gilberti di Bologna e il famoso Marino Regini, avrebbe dovuto chiarirci le idee riguardo i recenti cambiamenti strutturali del nostro ateneo e dell’università in generale, il tutto in un’ ottica comparata con gli altri istituti europei. Entriamo più nel dettaglio.
L’iniziativa si è subito aperta con un preambolo dei nostri accademici fiorentini: da un lato le scuse e le giustificazioni per aver tentato di fare del proprio meglio “nonostante la mancanza i fondi e gli sconvolgimenti attuati dalla riforma”, dall’altro un retorico trionfalismo in cui si tenta di dare dignità al nuovo nome della facoltà, “scuola”, in onore della fondazione della “Scuola Cesare Alfieri” più di cento anni or sono. Forse converrebbe che scegliessero attentamente a che emozione abbandonarsi e da che parte stare: ma si sa, la regione toscana è una virtuosa e per ora a tutto c’è rimedio, anche al taglio del fondo di finanziamento ordinario, e probabilmente il tempo delle domande e delle risposte può essere rimandato. Segue una breve rappresentazione grafica da cui emerge la consistente diminuzione del personale docente e di ricerca, presentata come un dato astratto senza base reale, mentre non è altro che la diretta conseguenza della riorganizzazione del sistema universitario, il che equivale appunto a riduzione dell’offerta formativa (corsi triennali di scienze politiche passati dal 2005 al 2013 da 8 a 2, quelli magistrali per lo stesso periodo da 9 a 5), tagli del personale e disservizio.
Dopo questa breve presentazione ecco l’intervento del prof. Gilberti dell’università di Bologna, il cui momento culminante probabilmente è il passo in cui definisce noi studenti un output da immettere al più presto nel mercato del lavoro. Peccato che si parli sempre di lavoro senza specificare che tipo di lavoro, quando ci troviamo in un quadro di crisi fatto di smantellamento dei diritti, tagli ai servizi, precariato e disoccupazione, come se non bastasse lo sfruttamento quotidiano che accompagna questo sistema. Senza contare che potersi sfamare non dovrebbe implicare l’asservimento allo sfruttamento.
Il piatto forte della mattinata costituisce naturalmente l’intervento dell’esimio Marino Regini, professore ordinario alla Statale di Milano, autore di alcuni libri sullo studio comparato delle tendenze europee del sistema d’istruzione. Apre subito con un’ analisi in tre fasi dello sviluppo del comparto formativo la cui esemplificazione forse a noi più nota è il famoso Processo di Bologna, che ha decretato la definitiva parcellizzazione e conseguente mercificazione del sapere, introducendo il 3+2+n (triennale, magistrale e master) quale standard competitivo per i giovani europei. La prima fase costituisce la cosiddetta università di massa degli anni ’60 che, secondo le sue testuali parole, “ha gravato sulle spalle dello stato”, inserendo di fatto quello che dovrebbe essere un diritto, ovvero l’istruzione, tra quella serie di servizi che seppur fondamentali, hanno la colpa di essere costosi, contribuendo di fatto alla crisi fiscale dello stato. Come dire che “tolti i i pensionati, gli immigrati, i lavoratori, gli studenti e i malati” non avremmo più il debito pubblico: questo non fa altro che avallare la retorica dell’ “abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità”, il che vuole semplicemente dire che abbiamo osato pretendere i nostri diritti. I malati si sono ammalati troppo spesso, i vecchi sono morti dopo troppe retribuzioni pensionistiche, i lavoratori hanno preteso troppe tutele, gli studenti hanno osato studiare, gli immigrati hanno osato cambiare paese, i padroni hanno fatto i padroni: ma quest’ultima cosa non è un problema, a quanto pare. La seconda fase è quella da lui definita “l’economia della conoscenza” e probabilmente costituisce il periodo, indicativamente gli anni 80-90 fino a metà del 2000, in cui si sono definiti ancora di più i termini di una cultura dedita all’ utile, produttiva, dequalificata. La terza è la sopracitata crisi fiscale dello stato, come giustificazione per la Gelmini-Tremonti tanto quanto la recente riforma Profumo, parte integrante dell’agenda Monti, così come per tutto lo smantellamento di una serie di servizi pubblici della sanità, dell’istruzione, della previdenza sociale ecc ecc. inoltre, come se fosse possibile ridurre la questione del debito ad un mero problema di disavanzo pubblico.
Il passo successivo affrontato da Marino è stata la schematizzazione dei valori “base” alla guida delle tendenze di riforma del sistema formativo: una maggiore autonomia istituzionale che non può che comportare maggiore influenza del mercato laddove il pubblico cede terreno (se si può ancora auspicare una differenza tra essi); la competizione, da sempre elogiata perché premia i meritevoli, mentre in realtà non è nient’altro che una gara dall’esito scontato, quando a essere in competizione non sono le capacità ma le “differenze” sociali ed economiche, attuando di fatto una selezione di classe; e la valutazione, strettamente connessa alla retorica del merito e dell’eccellenza.
Il passaggio successivo affrontato è stata una serie di comparazioni dei sistemi universitari europei tra quelli con il rettore eletto (da Cda o Senato accademico) o nominato da terzi, come nella maggior parte dei casi; tra quelli caratterizzati da un elevato grado di bipolarismo dei due organi di ateneo (l’Italia è annoverata tra questi) e altri con una minore bipartizione decisionale. L’Italia viene anche definita come l’esempio del “tradizionale” modello continentale di “autonomia senza responsabilità”, perifrasi che sta a indicare lo sviluppo di poteri paralleli a quello statale nel cui orizzonte concettuale Marino fa rientrare il cosiddetto baronato, l’oligarchia accademica. Forse si dimentica di puntualizzare che i rapporti di potere all’interno dell’università non fanno altro che riprodurre i rapporti di potere economico, politico e culturale della società, e che questa tirannia è facilitata dalla sempre più ingerente presenza dei privati e degli interessi aziendali nelle nostre università (ricordiamo l’ingresso trionfale a gennaio di due rappresentanti di Confindustria nel Cda fiorentino, in occasione dell’elezione dei tre membri esterni come da riforma Gelmini, dove 8 studenti che contestavano sono stati denunciati).
Marino prosegue poi il monologo lanciandosi in una teorizzazione del sistema universitario inteso come duplice: caratterizzato quindi dalla “vocational track” e dalla “academic track”. Questa differenziazione, resta un mero tecnicismo, perché alla fine entrambe le piste finiscono per sopperire alla necessità di profitto delle aziende, bisognose tanto di ricerca e di sviluppo tecnologico quanto di manodopera e capitale umano. Il nostro relatore milanese arriva infine ad auspicare come conseguenza di questo “sistema diversificato” un ampio orizzonte dalle più svariate possibilità, dimenticando forse, che per chi non ha i soldi, non esiste alcuna possibilità. Non contento, arriva addirittura a parlare di due tipi di differenziazione: una auspicabile tra i vari dipartimenti all’interno della stessa università, conseguita investendo maggiormente in quello più virtuoso in nome di un’ agognata concorrenza internazionale; l’altra, meno nuova, tra atenei di serie A e serie B. Quest’ultima, unita al calo di finanziamento per il sistema formativo pubblico a favore di quello privato, è stata ripresa pochi mesi fa dalla dibattuta legge sull’abolizione del valore legale del titolo di studio (riproposta anche dal programma elettorale del Movimento 5 stelle). Se approvata, finirebbe per emulare gli effetti di una manovra già tentata durante gli anni ’60. Allora, infatti la Commissione Ermini, in accordo con il ddl Gui, provò a delineare lo scenario in cui da una parte ci sarebbero state le università nel vero senso della parola, autorizzate a rilasciare diploma, laurea e dottorato; dall’altra i cosiddetti “istituti aggregati”, che avrebbero potuto erogare soltanto diplomi di primo livello. Il decreto legge non venne approvato perché scatenò un forte dibattito incentrato sulla questione dell’uguaglianza, dell’accesso all’istruzione e dell’assenza di democraticità del processo di differenziazione degli atenei in prestigiosi, destinati a sfornare i quadri dirigenti, e in istituti “parcheggio”, atti a fornire la manovalanza, la manodopera dequalificata utile al sistema. Oggi, in un contesto di crisi in cui flessibilità, (un modo elegante per indicare la facilità di entrata e di uscita dall’occupazione, come da migliore logica co.co.pro, co.co.co), licenziamento e disoccupazione relegano i lavoratori ad un esercito industriale di riserva in attesa di una magra cassa integrazione (quando c’è), mentre i padroni continuano a lucrare sulle nostre vite, cosa comporterebbe? Una gara dove chi non studia alla Bocconi di Milano o alla Luiss di Roma, garantendosi una poltrona per il prossimo governo “tecnico”, vince precariato, lavoro nero, disoccupazione, contratti a chiamata e una pensione da 500 euro netti (quando va di lusso), dopo aver passato anni su libri di case editrici affiliate ad agenzie di rating (come la McGraw -Hill) e a fare ricerche su come garantire maggiore profitto alle aziende invece che su come curare malattie ad esempio. A sostegno implicito di tutto ciò, Marino si lascia sfuggire, durante un lungo sproloquio di classifiche internazionali da 400 e 500 posti, che, secondo gli ultimi dati, tra i 14 atenei che compaiono nei ranking più noti, solamente uno è del sud, nonostante gli atenei del meridione costituiscano ben il 31, 8% del totale degli atenei italiani. Questa esemplifica la presenza di evidenti differenze economiche e sociali che si riflettono anche secondo aree geografiche: se per quest’anno l’Ardsu toscana è riuscita più o meno a garantire quasi tutte le borse di studio, poco possono dire gli studenti idonei ma non beneficiari di molti atenei del sud, che pur avendo diritto alla borsa non ne hanno mai vista una.
A ben poco valgono dunque le parole di Marino, che si prodiga in rassicurazioni su come la differenziazione non possa rappresentare che un beneficio per noi studenti, tutto questo mentre continua imperterrito a sciorinare dati su sbocchi occupazionali e classifiche delle varie università. Anche qui, quali classifiche, secondo quali criteri? Se il criterio costitutivo del sistema formativo deve essere la rispondenza al mercato del lavoro dipinto poche righe innanzi non possiamo fare altro che metterci le mani nei capelli: l’unica cosa che possiamo sperare è di studiare sterili nozioni (la cultura, quella vera, quella libera, sottratta al profitto e ai baroni universitari di turno è un’altra cosa), in attesa che valutino il nostro grado di mercificazione. La guerra ai fuoricorso, molto spesso studenti lavoratori, e la retorica del meritevole dall’altra spingono noi studenti in gara alla corsa al foglio di carta: una corsa che porterà la maggior parte di noi verso il baratro del precariato, della disoccupazione, dello sfruttamento, mentre pochi fortunati ci comanderanno a bacchetta sventolando master della London School of Economics dai costi esorbitanti. È dunque questo il merito di cui dovrebbero fregiarsi le nostre università? L’orgoglio di Marino quando rivela l’encomiabile posizione di graduatoria di alcune delle nostre università tra i primi 100 posti nelle classifiche internazionali è dunque quanto di più imbarazzante: gioite, se non siete destinati all’élite, vi rendiamo perfetta carne da macello!
Qua si parla solo di classifiche e dati tecnici che tacciono sulle ingiustizie, si balbettano scuse e si evita di rispondere a domande troppo imbarazzanti, ci si riempie la bocca di criteri ambigui come merito, produttività e selezione.
E dei docenti, i ricercatori licenziati in questi anni di riforme? Delle condizioni dei lavoratori delle portinerie e delle pulizie in subappalto? Dell’aumento delle tasse, della riduzione delle borse di studio, delle case dello studente abbandonate, della diminuzione di più di 50.000 immatricolati all’università in tutta Italia?
Di noi studenti lavoratori e a tempo pieno, delle nostre famiglie, costrette a stringere sempre di più la cinghia, le vostre classifiche e i vostri dati non parlano.
Tutto questo differenziare, selezionare… ma l’accesso all’istruzione non è un diritto? Sì? E allora noi ce lo prenderemo.
I DIRITTI NON SI MERITANO, SI CONQUISTANO.
PER UN’ISTRUZIONE E UN LAVORO LIBERI DAL PROFITTO.
Collettivo Politico * Scienze Politiche
L’ateneo inserisce Confindustria nel Cda, la Digos denuncia gli studenti: noi rispondiamo rilanciando la lotta
In questi giorni sono state notificate alcune denunce da parte della questura di Firenze contro gli studenti che il 16 Gennaio si erano mobilitati per contestare la seduta del senato accademico che avrebbe approvato l’ ingresso dei privati nel Consiglio di Amministrazione d’ Ateneo.
Resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale sono i reati di cui sono accusati ben nove studenti fiorentini, colpevoli di aver espresso ancora un forte dissenso verso tutto quello che ci viene imposto dai poteri forti con la scusa dello “stato emergenziale”.
A queste accuse non possiamo che rispondere ribadendo le nostre rivendicazioni: siamo contrari al processo di aziendalizzazione di scuola e università, volto ad assoggettare quello che dovrebbe essere un luogo di elaborazione di sapere e coscienza critica a interessi e logiche privatistiche.
Infatti, nel nostro ateneo, dei tre nuovi membri privati eletti dal senato accademico proprio il 16 Gennaio due fanno parte di Confindustria: essi rappresentano perciò l’espressione diretta degli interessi del capitale privato italiano. Questo cosa comporta?
Ricerca sempre più succube delle esigenze aziendali, “razionalizzazione” di ciò che è ritenuto improduttivo (ovvero il taglio di offerta formativa a livello quantitativo e qualitativo) e maggiore selettività in base a principi elitari e classisti, come la tanto decantata meritocrazia, sono solo alcuni aspetti connaturati alla strutturazione attuale del comparto formativo.