Archivio per la categoria REPRESSIONE

SOLIDARIETA’ AGLI ARRESTATI: LOLLO E SIMO LIBERI!

Qui di seguito la versione definitiva del comunicato dei compagni di Milano dell’Assemblea di Scienze Politiche. Solidarietà agli arrestati: Lollo e Simo liberi!

NESSUNO MOSTRO DA SBATTERE IN PRIMA PAGINA: FUORI I COMPAGNI DALLE GALERE! 

 

COMUNICATO IN SEGUITO AGLI ARRESTI DEL 4 SETTEMBRE

Il 4 settembre, uno studente e un ex studente di Scienze Politiche, appartenenti all’Assemblea di Scienze Politiche, sono stati arrestati con l’accusa di aver preso parte ad una rissa avvenuta a Febbraio durante una festa in Statale.

Da subito si è scatenata la gara dello “sbatti il mostro in prima pagina”: feroci picchiatori, barbari, belve, questi sono gli appellativi usati dai media per i due arrestati.

Non è nostra intenzione prestarci all’uso strumentale che è stato fatto dai giornali e dalla questura su una vicenda che non ha alcun contenuto politico. Non è un caso, infatti, che su tutte le testate venga sottolineata la partecipazione dei due all’interno del movimento studentesco (proprio alla vigilia del nuovo anno accademico) e del movimento No Tav. Non è un caso che l’inchiesta sia condotta dal pm Basilone – lo stesso che ha firmato gli arresti per resistenza dopo lo sgombero della ex Cuem in Statale – e dal procuratore Romanelli, capo del Quarto Dipartimento Antiterrorismo.

Nel mese di Agosto i vertici dell’università hanno chiuso lo spazio occupato della libreria ex- Cuem, approfittando dell’assenza degli studenti nel periodo estivo. Ora, il tentativo è quello di delegittimare qualunque studente, o gruppo politico, che all’interno delle facoltà si opponga al processo di ristrutturazione e di aziendalizzazione dell’università, contro lo smantellamento del diritto allo studio che penalizza gli studenti meno abbienti. Il lavoro che portiamo avanti a scienze politiche parte infatti dall’esigenza di riappropriarci di ciò che ci viene tolto riforma dopo riforma, da governi di ogni risma; e non solo come studenti, ma anche come studenti-lavoratori colpiti da continui attacchi a diritti e salario.

1074329_602240643149294_642173920_oRiappropriazione e forme di organizzazione – come la condivisione gratuita di libri in pdf contro il caro-libri, pranzi sociali, riapertura di spazi utili agli studenti ma tenuti chiusi, questo, insieme alla costante solidarietà ai lavoratori della statale- hanno caratterizzato da sempre le nostre attività in facoltà. La nostra critica ad un’università subordinata alle esigenze del mondo imprenditoriale, a scapito dei diritti, si scontra quindi con gli interessi della classe dirigente, che sempre in misura maggiore necessita di luoghi di formazione funzionali alla creazione di lavoratori precari e ricattabili. Con i discorsi, le assemblee, le mobilitazioni, ci siamo costruiti dentro le mura della facoltà una legittimità basata appunto sulla concretezza delle critiche che portiamo, proprio perché partono dalla condizione e dai bisogni degli studenti. Tentano quindi un attacco ai fianchi, a cui semplicemente risponderemo proseguendo le nostre lotte.

Non sono bastati gli sgomberi degli spazi occupati all’interno degli atenei, le commissioni disciplinari ad hoc, le cariche, né tanto meno gli arresti; nelle facoltà esistono ancora luoghi, fisici o meno, con i quali gli studenti tentano di opporsi ad un’università sempre più asservita alle imprese e alle logiche del profitto.

L’anno scorso abbiamo visto numerosi studenti impegnarsi attivamente nella lotta contro queste strategie e le azioni di solidarietà sono state molteplici in tutto il Paese.

Per questo, rimarcare l’attivismo politico dei due studenti arrestati è funzionale a isolare queste stesse lotte, e fare terra bruciata intorno a chi rivendica i propri diritti e si riappropria di quanto gli spetta.

Giornalisti, politici e magistrati pretendono di giudicare l’operato politico dell’Assemblea di Scienze Politiche attraverso un evento che si presta a facili strumentalizzazioni. Tutto questo perchè impossibilitati a farlo sui contenuti espressi in tutti questi anni. Contenuti che tanti studenti con la loro partecipazione hanno sostenuto. A questi ultimi lasciamo un giudizio scevro dalla propaganda politica propinata da giornali e questura.

Per chi volesse esprimere la propria vicinanza:
Minani Lorenzo Kalisa e Di Renzo Simone
Casa Circondariale di Milano San Vittore Piazza Filangeri 2, 20123 – Milano

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LE SQUADRACCE COMUNALI DEL DEGRADO: basta abusi in divisa

comunicato di Firenze Antifascista sui fatti di violenza poliziesca denunciati da una testimonianza:
https://collettivopolitico.noblogs.org/post/2013/06/19/polizia-violenta-una-testimonianza-di-ordinaria-repressione/

LUNEDI 1 LUGLIO,ORE 17 E 30, MANIFESTAZIONE DA PIAZZA SAN LORENZO A PIAZZA SIGNORIA

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Quanto accaduto nella sera di giovedì 13 alla Stazione di SMN è gravissimo. L’operazione della Polizia Municipale ha chiaramente le caratteristiche di un pestaggio, non certo di un controllo di routine: gli agenti non hanno fermato gli uomini scesi dalla tramvia chiedendo loro per esempio i documenti, ma li hanno aggrediti immediatamente. Ciò non lascia spazio a interpretazioni di sorta: il pestaggio era stato deciso a monte ed era esso stesso “l’operazione di polizia”. È poi emblematico il dialogo finale con il ragazzo senegalese che poco più avanti aspettava l’autobus. Lui, senza aver visto la radiolina e il distintivo, era sicuro del fatto che fosse la Polizia Municipale. Ciò sta a significare che gli ambulanti conoscono benissimo questa prassi e la considerano abituale. Il quadro è sicuramente pesantissimo ma nello stesso tempo abbastanza chiaro: questo è il “reparto antidegrado” della Polizia Municipale di Firenze che di giorno insegue i cosiddetti “abusivi” e gli ambulanti nei mercati fiorentini, controllando documenti e sequestrando merci e alla sera, evidentemente, alza il livello. Questo è risultato di anni di campagne elettorali e mediatiche incentrate sul tema della “sicurezza” e della “lotta al degrado”, che consentono oggi un clima di impunità per gli uomini in divisa.


I fatti di via Palazzuolo, l’aggressione al Paci e lo sgombero della tendopoli dei richiedenti asilo alla Fortezza erano state qualcosa di più di semplici avvisaglie, ma evidentemente non sono bastate. Pensiamo sia necessario denunciare chi sono i responsabili e i colpevoli di questa situazione. Dobbiamo farlo dando la forza e il coraggio di parlare a chi in altre circostanze ha subito pestaggi, rompendo quel muro di silenzio che permette alle forze di polizia di portare avanti queste pratiche.

I colpevoli siedono nella giunta comunale fiorentina e primo fra tutti è il Sindaco Renzi. Quel sindaco che il 2 giungo sorrideva abbronzato davanti a macchine fotografiche e telecamere appuntandosi sul petto la medaglietta della cittadinanza concessa ai senegalesi feriti dal neofascista Casseri, mentre la sua Polizia Municipale, si organizzava per portare a termine raid come questo. Colpevole è il Comandante della Polizia Municipale e il Reparto Antidegrado…e non vengano a dirci che si tratta di alcune mele marce: esiste una catena di comando che legittima, ordina e delega operazioni di questo tipo.


Pensiamo sia il momento di mobilitarci perchè tutto ciò non cada nel silenzio come ci siamo mobilitati per tenere alta l’attenzione sui fatti di Piazza Dalmazia mentre le istituz

ioni cittadine e le procure insabbiavano l’intera inchiesta. Non si tratta solo di manifestare solidarietà a chi è stato colpito direttamente, ma di sentirci parte in causa perchè le stesse pratiche e gli stessi metodi vengono riservati da altri reparti e altre divise a tutti coloro che sono accomunati da una condizione sociale simile: dall’operaio all’ambulante, dal proletario immigrato a quello italiano.


Invitiamo quindi tutte le realtà politiche, sociali e sindacali, tutti i lavoratori e gli studenti a fare propria la manifestazione di lunedì 1 luglio che partirà alle ore 17.30 da S.Lorenzo per arrivare in piazza Signoria sotto le finestre del consiglio comunale.

BASTA ABUSI IN DIVISA
SOLIDARIETA’ ALLE VITTIME DELLA VIOLENZA POLIZIESCA

Firenze Antifascista

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Polizia violenta: una testimonianza di ordinaria repressione

Con questa comunicazione Firenze Antifascista vuole rendere pubblico e diffondere il più possibile il racconto di un testimone oculare rispetto a quanto accaduto nella serata di giovedì 13 giugno nei pressi della Stazione di Santa Maria Novella:

“La sera del 13/06, verso le 23.00, alla stazione di SMN, all’altezza della fermata della tramvia via Alamanni sul lato della scalinata, ho visto un gruppo di 10-15 persone che si distingueva perché indossavano tutti guanti neri e si aggiravano nei pressi della fermata con fare a dir poco agitato e aggressivo. Mi sono avvicinato facendo il vago, come fossi un passante indifferente e ascoltando ciò che dicevano mi sono reso conto che stavano aspettando qualcuno.
Mi sono quindi fermato per vedere cosa stesse davvero succedendo. Ho così potuto sentire che si scambiavano frasi del tipo: “stasera è bandaccia”, “dove cazzo sono, non vedo l’ora”, “sono in ritardo”. Erano sempre più agitati e evidentemente erano sotto l’effetto di cocaina.
Dopo circa 10 minuti ho notato un altro particolare: insieme a quelli che indossavano i guanti erano presenti alcuni uomini più anziani con in mano una radiolina.
Proprio dalla radiolina ad un certo punto è arrivato il segnale che stavano aspettando. Ho sentito chiaramente quella voce dire: “dall’altra parte della strada! Stanno arrivando! Attraversate!”.
Gli individui più giovani, quelli con i guanti neri e sicuramente più prestanti fisicamente, sono corsi sull’altro lato della strada.
Ho praticamente attraversato con loro. Ho visto che nel frattempo stava arrivando la tramvia. Quando si sono aperte le portiere è sceso un gruppo di persone di cui 5 o 6 ragazzi di colore e con tutta probabilità senegalesi.
Neanche il tempo di rendermi conto delle loro reali intenzioni che gli si sono scagliati addosso con una ferocia indescrivibile. Nel parapiglia ho visto sicuramente che un senegalese è stato prima schiantato su una vetrina accanto al negozio TIM e poi inseguito insieme agli altri che scappando avevano già raggiunto la parallela. Avevo paura che se li avessero raggiunti nella parallela senza che nessuno fosse presente ad assistere alla scena si sarebbero sentiti liberi di far di peggio. Quindi mi sono mosso e li ho inseguiti anch’io, ma non sono riuscito a stargli dietro…penso che fortunatamente siano riusciti a scappare!
Ma tornando indietro ho notato i due uomini più anziani, quelli con la radiolina che si stavano allontanando. Così ho iniziato a seguire loro. Sono riuscito a sentirli parlare al cellulare e uno dei due ripeteva ossessivamente: “dove siete? Vi serve una macchina? Vi mando una VOLANTE?”
Ho capito allora che non si trattava solo di un gruppo di fascisti, ma che questi avevano anche la divisa…
Sono riuscito a seguirli fino al “Parcheggio Europa” all’altezza di via Montebello.
Ad un certo punto però uno dei due, il tipo che “dirigeva l’operazione”, il solito che aveva distribuito i guanti neri prima dell’aggressione si volta e mi chiede: “chi sei? Perché ci stai seguendo? Dammi i documenti!” Io gli ho detto che non gli stavo seguendo ma che mi ero perso e stavo cercando via Montebello…per quanto riguarda i documenti gli ho invece chiesto perché avrei dovuto mostrarglieli. “Per questo!” mi ha risposto lui tirando fuori il tesserino della POLIZIA MUNICIPALE. 
Ho visto che non ha annotato il nominativo ma con fare intimidatorio mi ha chiesto: “Abiti ancora qui?” A quel punto mi ha invitato a “levarmi dal cazzo” e, ricevuta anche l’indicazione su dove fosse via Montebello, non ho potuto che andare nella direzione opposta e poi tornare sui mie passi.
Sono tornato alla stazione. Preso dalla rabbia e dall’adrenalina sono tornato alla fermata della tramvia. Lì c’era una macchina della “GEST” in mezzo alle rotaie mentre alla fermata dell’autobus poco più avanti c’era un senegalese che mi osservava. Mi sono avvicinato per chiedergli se avesse visto la scena e se sapesse cosa fosse successo. Nonostante fossero tutti in borghese e non vi fosse nessun modo per riconoscerli a colpo d’occhio, lui mi ha detto subito: “questi sono della MUNICIPALE!”… Poi, facendomi il segno della pistola con le mani mi ha detto: “molti italiani quando vedono noi impazziscono…” Non ho avuto tempo di chiedergli altro perché è arrivato l’autobus, lui mi ha salutato e se n’è andato…”

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Mercoledì 5 giugno, via Cavour, ore 18 e 30: PRESIDIO in solidarietà col popolo turco

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 MERCOLEDI 5 GIUGNO 
ORE 18 E 30
VIA CAVOUR, FIRENZE
IN SOSTEGNO DEL POPOLO TURCO

Taksim Tahrir olacak! Piazza Taksim come Piazza Tahrir

AL FIANCO DEL POPOLO TURCO!
FERMARE SUBITO LA REPRESSIONE!
LIBERTA’ PER TUTTI I PRIGIONIERI POLITICI!
VIA IL GOVERNO ERDOGAN SERVO E COMPLICE DELL’IMPERIALISMO!

In questi giorni la Turchia è in fiamme. La scintilla è stata una manifestazione ambientalista in centro Instabul che, duramente repressa dalla polizia, ha dato fuoco alle polveri che da tempo covavano in tutto il paese.

E’ ormai una settimana che tutte le principali città turche sono attraversate da cortei immensi contro il governo antipopolare di Erdogan, la repressione della polizia non si è fatta attendere, in pochi giorni ci sono già stati 1.700 arresti, centinaia di feriti e due morti. La protesta si sta sempre più allargando ed è necessaria una mobilitazione internazionale a sostegno delle rivendicazioni del popolo turco.

Facciamo appello a tutte le organizzazioni anticapitaliste e antifasciste ad aderire e partecipare al presidio che si terrà:

MERCOLEDI 5 GIUGNO
ORE 18:30
VIA CAVOUR, 1 FIRENZE
PRESIDIO/MANIFESTAZIONE

Partito Comunista dei Lavoratori
Collettivo Studentesco Rivoluzionario
Giovani Comunisti
Partito della Rifondazione Comunista Firenze 
Collettivo Politico * Scienze Politiche

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sabato 1 giugno, bologna. Il diritto di sciopero non si tocca! Siamo tutti facchini!

 SABATO 1 GIUGNO alle ore ore 16.00 in Piazza NETTUNO a Bologna 

MANIFESTAZIONE DEI LAVORATORI IN LOTTA DELLA LOGISTICA

coopfacchinaggioLA LOTTA DEI LAVORATORI DELLA LOGISTICA È LA NOSTRA LOTTA

In questi mesi abbiamo assistito alla crescita della mobilitazione e della lotta nel settore della logistica.
Una lotta in cui i lavoratori, immigrati ed italiani come parte della stessa identica classe, superando quindi ogni falsa contrapposizione, organizzati nel SI Cobas e non solo, si sono resi protagonisti di azioni determinate e combattive per rivendicare salario e diritti in un sistema fatto di appalti, subappalti e caporalati.
Una lotta costruita sulla partecipazione e sul protagonismo dei lavoratori, che ha avuto la capacità di propagarsi di magazzino in magazzino, ad altre cooperative, ad altri territori con scioperi, picchetti e blocchi delle merci.
Una lotta che ha visto crescere attorno a se anche la solidarietà e l’appoggio di molte realtà politiche e sociali riuscendo a strappare importanti vittorie e migliori condizioni di vita e di lavoro di quelle attuali per molti operai della logistica.

La controparte (cooperative, aziende della GDO e organi statali) però, com’era chiaro aspettarsi, non è stata certo a guardare: dopo il fallimento del tentativo di recupero da parte dei sindacati confederali, sempre più chiaramente complici degli interessi padronali, si è passati ai licenziamenti dei lavoratori più attivi, alle cariche della polizia, ai pestaggi e alle intimidazioni ad opera dei crumiri, alle denunce e ai processi.

Un livello repressivo molto alto, ma che evidentemente non ha scoraggiato e intimorito i lavoratori, come dimostrano i due scioperi generali del 22 marzo e del 15 maggio del comparto della logistica a livello nazionale, che hanno visto un’altissima adesione e partecipazione di piazza.
Non a caso dopo lo sciopero del 15 maggio la Commissione di Garanzia ha inserito tra i servizi essenziali la movimentazione delle merci “genericamente deperibili” applicando di fatto la 146/90 – legge antisciopero – a quei magazzini da cui dovrebbero uscire queste merci come per esempio quelli dalla Lega delle cooperative e quello di Granarolo.
In risposta ai licenziamenti e alla limitazione del diritto di sciopero il SI Cobas e il Coordinamento di sostegno alle lotte dei lavoratori della logistica hanno convocato per sabato 1 giugno una manifestazione alle ore 16 in piazza Nettuno a Bologna.

Come centri sociali, studenti, lavoratori e disoccupati fiorentini riteniamo sia fondamentale esser presenti e manifestare attivamente accanto ai lavoratori del comparto, poiché un licenziamento degli operai della logistica oggi crea condizioni più favorevoli al licenziamento di altri lavoratori in lotta domani, poiché la limitazione del diritto di sciopero nella logistica crea condizioni favorevoli per limitarlo anche in quei settori dove oggi la legge 146/90 non viene applicata.

Per info e partecipazione da Firenze: 388 9537974

Centro Popolare Autogestito Firenze sud
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos – Campi Bisenzio
Collettivo Politico di Scienze Politiche – Firenze

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SOLIDARIETA’ ALLE COMPAGNE E AI COMPAGNI DI ZAM. STAY ZAM!

stey-zam-verde_bianco-01La mattina del 22 maggio una gran quantità di poliziotti, accompagnati da una ruspa, ha restituito alla speculazione Zam, centro sociale milanese nel quartiere Barona occupato da due anni.
Ostinata è stata la reazione dei compagni e delle compagne, che hanno ostacolato per oltre 3 ore lo sgombero di uno spazio divenuto un centro di aggregazione e costruzione di dissenso nel quartiere.
Ancora una volta si è deciso di cancellare uno spazio sociale, ancora una volta le istituzioni si sono piegate alla speculazione. Meglio tenere gli spazi vuoti, che farli vivere secondo logiche esterne e contrarie al mercato. Se la mattina era stato assordante il silenzio dell’arancione Pisapia, l’”amico dei movimenti”, ieri sera quel silenzio si è trasformato nel rumore dei manganelli che spaccavano le teste dei compagni e delle compagne che in corteo hanno raggiunto Palazzo Marino per parlare con l’eroe della Rivoluzione arancione. Ma Pisapia, colpito da un’improvvisa afasia, non si è fatto vivo.
Noi che siamo abituati a valutare le azioni e non le chiacchere, denunciamo la continuità con la politica securitaria e repressiva tra la vecchia amministrazione Moratti e l’attuale.
Noi ancora una volta ci schieriamo in difesa degli spazi sociali e di tutti i militanti che faticano ogni giorno per farli vivere.

Solidarietà ai compagni e alle compagne di Zam!
Contro ogni sgombero, cento occupazioni!

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10 maggio:CALL TO ACTION! #standup4excuem

Contro la violenza poliziesca, rilanciamo le lotte!
– APPUNTAMENTI E INIZIATIVE DI SOLIDARIETA’ IN GIRO PER L’ITALIA!

Con l’irruzione della polizia, richiesta da rettore Vago e cda per sgomberare la Libreria Ex Cuem Autogestita, anche la realtà é entrata nelle mura ovattate dell’università. Una vergogna che crea un precedente inaccettabile per l’ateneo milanese e per gli atenei di tutta italia, ma  un episodio perfettamente in linea con i tempi che viviamo: da niscemi alla val susa, da napoli a bologna, da roma a torino a palermo  la logica è la stessa. L’austerity dipinge lo stesso scenario, dietro belle parole come democrazia e dialogo, si nasconde un meccanismo volto a tutelare interessi di pochi mafiosi ed equilibri di potere. Quando il velo si squarcia e le contraddizioni si mettono a nudo, rimangono soltanto i manganelli e i dispositivi polizieschi. Ed è cosi che quegli stessi soggetti che hanno sprofondato il presente in una palude  di miseria, solitudine e disperazione hanno anche il coraggio di proporre delle soluzioni presentandole come necessarie, scagliando le forze dell ordine su chiunque si organizza senza e contro di loro. Prosegui la lettura »

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LANDER FERDANDEZ ESTRADATO!

LANDER ASKATU!

Nella mattina di sabato è avvenuta l’estradizione di Lander Ferdandez, un militante basco da tempo perseguitato dalla giustizia spagnola. E’ vari anni che studenti, giornalisti, avvocati e persino parlamentari sono in lotta al suo fianco contro l’accusa di aver incendiato un autobus vuoto durante una manifestazione nel 2002 e contro la prepotenza della magistratura spagnola in questa vicenda. Questi stessi attivisti hanno cercato di impedire la sua cattura, consci che lottando al fianco di Lander si lotti per e con il popolo basco contro l’oppressione spagnola e per l’indipendenza di Euskal Herria. La repressione del popolo basco infatti avviene da decenni attraverso anni di carcere, dispersione e tortura con la logica che tutti coloro che si mobilitano per l’indipendenza del paese basco, in qualunque forma, siano terroristi militanti di ETA. Anche durante quest’ultimi anni, attraversati dal processo di pace, la magistratura e le forze poliziesche spagnole hanno continuato a criminalizzare le organizzazioni politiche basche e a compiere arresti (non ultimo quello ai danni di 8 militanti di SEGI, organizzazione giovanile, davanti alla resistenza passiva di centinaia di giovani). La loro lotta per l’indipendenza e per una società migliore e priva di sfruttamento e profitto è la stessa che, in Italia e in tutti i paesi del mondo, viene portata avanti e continuamente repressa; chi esce dai binari della legalità borghese infatti si trova davanti la forza “legale” di quello stato che sfrutta e affama le classi più deboli.

SOLIDARIETA’ AI PRIGIONIERI POLITICI BASCHI!

PER UN PAESE BASCO INDIPENDENTE E SOCIALISTA!

Collettivo Politico * Scienze Politiche

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PRIMA UDIENZA RIMANDATA AL 1 LUGLIO 2013, LA LOTTA NON SI ARRESTA!

SABATO 4 MAGGIO dalle 15.30 in LARGO ANNIGONI

CORTEO E CONCERTO con 

MALEDUCAZIONE ALCOLICA (ska) e BANPAY CREW (dancehall)

4maggioIl 4 maggio del 2011 a Firenze ha inizio l’operazione di polizia coordinata dal Gip Rocchi, che portava a diverse perquisizioni ed ai primi arresti nei confronti di diversi militanti del movimento. Un’inchiesta costruita sull’applicazione dell’associazione a delinquere alle lotte politiche e sociali a cui si sommava la contestazione di altri reati: manifestazione non autorizzata, resistenza, oltraggio, danneggiamento, occupazioni, in relazione alle mobilitazioni contro la presenza dei fascisti in città, contro la possibile apertura di un CIE in Toscana, a difesa della scuola e dell’università pubblica o durante manifestazioni di solidarietà nei confronti dei compagni coinvolti in altri processi.
Il 13 giugno, a seguito di diverse iniziative di solidarietà, il Gip dette il via alla seconda fase dell’operazione per un totale di 35 misure cautelari tra arresti -uno in carcere e gli altri ai domiciliari – e obblighi di firma, con ben 86 compagni sotto processo.
Esattamente due anni dopo, il 3 maggio 2013, al tribunale di Firenze è fissata la prima udienza del primo grado del maxiprocesso contro il movimento fiorentino che vede come parte attiva al fianco dell’accusa anche le cosiddette “parti civili”: digos e polizia, Confindustria, leghisti e fascisti.

Ma come già accennato questo non è l’unico processo in corso a Firenze.
Ci sono processi che riguardano le mobilitazioni contro la guerra in Libia, contro il sottoattraversamento dell’Alta Velocità e in solidarietà con la Val Susa, altri ancora per azioni e mobilitazioni antifasciste o che riguardano la lotta per il diritto alla casa, dalle occupazioni alla difesa dagli sfratti. Alcuni di questi processi hanno già visto condanne nei vari gradi di giudizio o addirittura per decreto penale, formula per la quale la condanna è emessa direttamente durante le indagini preliminari. Prosegui la lettura »

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