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SULLA LECTIO MAGISTRALIS DI MARINO REGINI: TE LO SPIEGHIAMO NOI COSA VUOL DIRE ESSERE STUDENTI IN QUESTA CRISI.
Scritto da compagnox in DIRITTO ALLO STUDIO, DOCUMENTI, General, REPRESSIONE, UNIVERSITA' il 11 Aprile 2013
Alla conferenza in aula magna del 9 aprile 2013, è stato fatto gran sfoggio di numeri e cifre, schemi e tabelle. La lezione cui abbiamo assistito, presenziata dal Rettore Tesi e guidata da Franca Alacevic, ex presidente di Scienze Politiche, Cecilia Corsi nuova presidente della Scuola di Scienze Politiche, il professor Gilberti di Bologna e il famoso Marino Regini, avrebbe dovuto chiarirci le idee riguardo i recenti cambiamenti strutturali del nostro ateneo e dell’università in generale, il tutto in un’ ottica comparata con gli altri istituti europei. Entriamo più nel dettaglio.
L’iniziativa si è subito aperta con un preambolo dei nostri accademici fiorentini: da un lato le scuse e le giustificazioni per aver tentato di fare del proprio meglio “nonostante la mancanza i fondi e gli sconvolgimenti attuati dalla riforma”, dall’altro un retorico trionfalismo in cui si tenta di dare dignità al nuovo nome della facoltà, “scuola”, in onore della fondazione della “Scuola Cesare Alfieri” più di cento anni or sono. Forse converrebbe che scegliessero attentamente a che emozione abbandonarsi e da che parte stare: ma si sa, la regione toscana è una virtuosa e per ora a tutto c’è rimedio, anche al taglio del fondo di finanziamento ordinario, e probabilmente il tempo delle domande e delle risposte può essere rimandato. Segue una breve rappresentazione grafica da cui emerge la consistente diminuzione del personale docente e di ricerca, presentata come un dato astratto senza base reale, mentre non è altro che la diretta conseguenza della riorganizzazione del sistema universitario, il che equivale appunto a riduzione dell’offerta formativa (corsi triennali di scienze politiche passati dal 2005 al 2013 da 8 a 2, quelli magistrali per lo stesso periodo da 9 a 5), tagli del personale e disservizio.
Dopo questa breve presentazione ecco l’intervento del prof. Gilberti dell’università di Bologna, il cui momento culminante probabilmente è il passo in cui definisce noi studenti un output da immettere al più presto nel mercato del lavoro. Peccato che si parli sempre di lavoro senza specificare che tipo di lavoro, quando ci troviamo in un quadro di crisi fatto di smantellamento dei diritti, tagli ai servizi, precariato e disoccupazione, come se non bastasse lo sfruttamento quotidiano che accompagna questo sistema. Senza contare che potersi sfamare non dovrebbe implicare l’asservimento allo sfruttamento.
Il piatto forte della mattinata costituisce naturalmente l’intervento dell’esimio Marino Regini, professore ordinario alla Statale di Milano, autore di alcuni libri sullo studio comparato delle tendenze europee del sistema d’istruzione. Apre subito con un’ analisi in tre fasi dello sviluppo del comparto formativo la cui esemplificazione forse a noi più nota è il famoso Processo di Bologna, che ha decretato la definitiva parcellizzazione e conseguente mercificazione del sapere, introducendo il 3+2+n (triennale, magistrale e master) quale standard competitivo per i giovani europei. La prima fase costituisce la cosiddetta università di massa degli anni ’60 che, secondo le sue testuali parole, “ha gravato sulle spalle dello stato”, inserendo di fatto quello che dovrebbe essere un diritto, ovvero l’istruzione, tra quella serie di servizi che seppur fondamentali, hanno la colpa di essere costosi, contribuendo di fatto alla crisi fiscale dello stato. Come dire che “tolti i i pensionati, gli immigrati, i lavoratori, gli studenti e i malati” non avremmo più il debito pubblico: questo non fa altro che avallare la retorica dell’ “abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità”, il che vuole semplicemente dire che abbiamo osato pretendere i nostri diritti. I malati si sono ammalati troppo spesso, i vecchi sono morti dopo troppe retribuzioni pensionistiche, i lavoratori hanno preteso troppe tutele, gli studenti hanno osato studiare, gli immigrati hanno osato cambiare paese, i padroni hanno fatto i padroni: ma quest’ultima cosa non è un problema, a quanto pare. La seconda fase è quella da lui definita “l’economia della conoscenza” e probabilmente costituisce il periodo, indicativamente gli anni 80-90 fino a metà del 2000, in cui si sono definiti ancora di più i termini di una cultura dedita all’ utile, produttiva, dequalificata. La terza è la sopracitata crisi fiscale dello stato, come giustificazione per la Gelmini-Tremonti tanto quanto la recente riforma Profumo, parte integrante dell’agenda Monti, così come per tutto lo smantellamento di una serie di servizi pubblici della sanità, dell’istruzione, della previdenza sociale ecc ecc. inoltre, come se fosse possibile ridurre la questione del debito ad un mero problema di disavanzo pubblico.
Il passo successivo affrontato da Marino è stata la schematizzazione dei valori “base” alla guida delle tendenze di riforma del sistema formativo: una maggiore autonomia istituzionale che non può che comportare maggiore influenza del mercato laddove il pubblico cede terreno (se si può ancora auspicare una differenza tra essi); la competizione, da sempre elogiata perché premia i meritevoli, mentre in realtà non è nient’altro che una gara dall’esito scontato, quando a essere in competizione non sono le capacità ma le “differenze” sociali ed economiche, attuando di fatto una selezione di classe; e la valutazione, strettamente connessa alla retorica del merito e dell’eccellenza.
Il passaggio successivo affrontato è stata una serie di comparazioni dei sistemi universitari europei tra quelli con il rettore eletto (da Cda o Senato accademico) o nominato da terzi, come nella maggior parte dei casi; tra quelli caratterizzati da un elevato grado di bipolarismo dei due organi di ateneo (l’Italia è annoverata tra questi) e altri con una minore bipartizione decisionale. L’Italia viene anche definita come l’esempio del “tradizionale” modello continentale di “autonomia senza responsabilità”, perifrasi che sta a indicare lo sviluppo di poteri paralleli a quello statale nel cui orizzonte concettuale Marino fa rientrare il cosiddetto baronato, l’oligarchia accademica. Forse si dimentica di puntualizzare che i rapporti di potere all’interno dell’università non fanno altro che riprodurre i rapporti di potere economico, politico e culturale della società, e che questa tirannia è facilitata dalla sempre più ingerente presenza dei privati e degli interessi aziendali nelle nostre università (ricordiamo l’ingresso trionfale a gennaio di due rappresentanti di Confindustria nel Cda fiorentino, in occasione dell’elezione dei tre membri esterni come da riforma Gelmini, dove 8 studenti che contestavano sono stati denunciati).
Marino prosegue poi il monologo lanciandosi in una teorizzazione del sistema universitario inteso come duplice: caratterizzato quindi dalla “vocational track” e dalla “academic track”. Questa differenziazione, resta un mero tecnicismo, perché alla fine entrambe le piste finiscono per sopperire alla necessità di profitto delle aziende, bisognose tanto di ricerca e di sviluppo tecnologico quanto di manodopera e capitale umano. Il nostro relatore milanese arriva infine ad auspicare come conseguenza di questo “sistema diversificato” un ampio orizzonte dalle più svariate possibilità, dimenticando forse, che per chi non ha i soldi, non esiste alcuna possibilità. Non contento, arriva addirittura a parlare di due tipi di differenziazione: una auspicabile tra i vari dipartimenti all’interno della stessa università, conseguita investendo maggiormente in quello più virtuoso in nome di un’ agognata concorrenza internazionale; l’altra, meno nuova, tra atenei di serie A e serie B. Quest’ultima, unita al calo di finanziamento per il sistema formativo pubblico a favore di quello privato, è stata ripresa pochi mesi fa dalla dibattuta legge sull’abolizione del valore legale del titolo di studio (riproposta anche dal programma elettorale del Movimento 5 stelle). Se approvata, finirebbe per emulare gli effetti di una manovra già tentata durante gli anni ’60. Allora, infatti la Commissione Ermini, in accordo con il ddl Gui, provò a delineare lo scenario in cui da una parte ci sarebbero state le università nel vero senso della parola, autorizzate a rilasciare diploma, laurea e dottorato; dall’altra i cosiddetti “istituti aggregati”, che avrebbero potuto erogare soltanto diplomi di primo livello. Il decreto legge non venne approvato perché scatenò un forte dibattito incentrato sulla questione dell’uguaglianza, dell’accesso all’istruzione e dell’assenza di democraticità del processo di differenziazione degli atenei in prestigiosi, destinati a sfornare i quadri dirigenti, e in istituti “parcheggio”, atti a fornire la manovalanza, la manodopera dequalificata utile al sistema. Oggi, in un contesto di crisi in cui flessibilità, (un modo elegante per indicare la facilità di entrata e di uscita dall’occupazione, come da migliore logica co.co.pro, co.co.co), licenziamento e disoccupazione relegano i lavoratori ad un esercito industriale di riserva in attesa di una magra cassa integrazione (quando c’è), mentre i padroni continuano a lucrare sulle nostre vite, cosa comporterebbe? Una gara dove chi non studia alla Bocconi di Milano o alla Luiss di Roma, garantendosi una poltrona per il prossimo governo “tecnico”, vince precariato, lavoro nero, disoccupazione, contratti a chiamata e una pensione da 500 euro netti (quando va di lusso), dopo aver passato anni su libri di case editrici affiliate ad agenzie di rating (come la McGraw -Hill) e a fare ricerche su come garantire maggiore profitto alle aziende invece che su come curare malattie ad esempio. A sostegno implicito di tutto ciò, Marino si lascia sfuggire, durante un lungo sproloquio di classifiche internazionali da 400 e 500 posti, che, secondo gli ultimi dati, tra i 14 atenei che compaiono nei ranking più noti, solamente uno è del sud, nonostante gli atenei del meridione costituiscano ben il 31, 8% del totale degli atenei italiani. Questa esemplifica la presenza di evidenti differenze economiche e sociali che si riflettono anche secondo aree geografiche: se per quest’anno l’Ardsu toscana è riuscita più o meno a garantire quasi tutte le borse di studio, poco possono dire gli studenti idonei ma non beneficiari di molti atenei del sud, che pur avendo diritto alla borsa non ne hanno mai vista una.
A ben poco valgono dunque le parole di Marino, che si prodiga in rassicurazioni su come la differenziazione non possa rappresentare che un beneficio per noi studenti, tutto questo mentre continua imperterrito a sciorinare dati su sbocchi occupazionali e classifiche delle varie università. Anche qui, quali classifiche, secondo quali criteri? Se il criterio costitutivo del sistema formativo deve essere la rispondenza al mercato del lavoro dipinto poche righe innanzi non possiamo fare altro che metterci le mani nei capelli: l’unica cosa che possiamo sperare è di studiare sterili nozioni (la cultura, quella vera, quella libera, sottratta al profitto e ai baroni universitari di turno è un’altra cosa), in attesa che valutino il nostro grado di mercificazione. La guerra ai fuoricorso, molto spesso studenti lavoratori, e la retorica del meritevole dall’altra spingono noi studenti in gara alla corsa al foglio di carta: una corsa che porterà la maggior parte di noi verso il baratro del precariato, della disoccupazione, dello sfruttamento, mentre pochi fortunati ci comanderanno a bacchetta sventolando master della London School of Economics dai costi esorbitanti. È dunque questo il merito di cui dovrebbero fregiarsi le nostre università? L’orgoglio di Marino quando rivela l’encomiabile posizione di graduatoria di alcune delle nostre università tra i primi 100 posti nelle classifiche internazionali è dunque quanto di più imbarazzante: gioite, se non siete destinati all’élite, vi rendiamo perfetta carne da macello!
Qua si parla solo di classifiche e dati tecnici che tacciono sulle ingiustizie, si balbettano scuse e si evita di rispondere a domande troppo imbarazzanti, ci si riempie la bocca di criteri ambigui come merito, produttività e selezione.
E dei docenti, i ricercatori licenziati in questi anni di riforme? Delle condizioni dei lavoratori delle portinerie e delle pulizie in subappalto? Dell’aumento delle tasse, della riduzione delle borse di studio, delle case dello studente abbandonate, della diminuzione di più di 50.000 immatricolati all’università in tutta Italia?
Di noi studenti lavoratori e a tempo pieno, delle nostre famiglie, costrette a stringere sempre di più la cinghia, le vostre classifiche e i vostri dati non parlano.
Tutto questo differenziare, selezionare… ma l’accesso all’istruzione non è un diritto? Sì? E allora noi ce lo prenderemo.
I DIRITTI NON SI MERITANO, SI CONQUISTANO.
PER UN’ISTRUZIONE E UN LAVORO LIBERI DAL PROFITTO.
Collettivo Politico * Scienze Politiche
ONDA 2008: LA STORIA NON SI SCRIVE NEI TRIBUNALI!
Scritto da compagnox in COMUNICATI, DIRITTO ALLO STUDIO, General, RED-NET, REPRESSIONE, UNIVERSITA' il 18 Febbraio 2013
Solidarietà agli studenti sotto processo per le mobilitazioni del 2008
Il 13 febbraio, il Tribunale di Milano emetterà la sentenza di primo grado verso alcuni studenti per la tentata occupazione della stazione FN di Cadorna avvenuta durante il periodo di mobilitazione noto come “movimento dell’Onda”. Altri processi si sono appena conclusi o sono tuttora in corso: si tratta di 200 denunce per 62 studenti, che vanno dall’interruzione di pubblico servizio, manifestazione non autorizzata, ed altre accuse collegate ai momenti di mobilitazione messi in atto contro la deriva aziendalista di tutto il sistema formativo.
Mai quest’onda mai mi affonderà, gli squali non mi avranno mai…”
Colpendo gli studenti che si sono battuti con più decisione, si tenta di rinchiudere dentro i tribunali un grande movimento, che tra ottobre 2008 e dicembre 2009, si è battuto sia contro la riforma Gelmini, sia contro le politiche neoliberiste di governo e Confindustria. Centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza nei cortei, nei blocchi stradali e delle stazioni, nelle occupazioni delle facoltà di molte città; e le nostre rivendicazioni non riguardavano soltanto l’ambito studentesco: collegarsi alle lotte dei lavoratori, contro i licenziamenti, o contro l’ulteriore precarizzazione della forza lavoro, erano parole d’ordine assunte da buona parte del movimento.
Chi governa sa benissimo che il mondo della formazione è sempre più funzionale ad un mondo del lavoro precario e senza garanzia alcuna. Questa condizione sta già generando tensioni sociali. Mentre sono sempre più coloro che vengono colpiti dai licenziamenti o dalla flessibilizzazione delle loro condizioni di lavoro, studenti che fanno propria la parola d’ordine “collegare le lotte”, costituiscono una voce fuori dal coro contro i piani di sfruttamento, che siano lo smantellamento del diritto allo studio, il modello Marchionne o la riforma Fornero. Pertanto, ogni disturbo va eliminato, perché la direzione nella quale ci stiamo muovendo è chiaramente definita.
La risposta migliore ad un attacco repressivo è continuare la lotta: per questo, pensiamo che si debba riportare la questione dalle aule dei tribunali agli studenti, ai giovani lavoratori che hanno dato vita a quelle mobilitazioni, e che ancora oggi si battono.
Non riteniamo di doverci assumere la responsabilità politica riguardante le motivazioni e le scelte che hanno portato migliaia di persone a e mobilitarsi. Tantomeno vogliamo assumerci la responsabilità penale in riferimento a quelle giornate
Sviluppare una memoria collettiva, da anteporre alla “memoria giudiziaria” significa prima di tutto porre le basi e affilare la critica per le future mobilitazioni, sia nella scuola che nel mondo del lavoro. Allo stesso tempo, è l’esempio migliore che si possa dare verso le giovani generazioni di studenti, che cercando di sviluppare la loro critica alla deriva aziendalista della scuola e dell’università stanno già preparando la prossima Onda.
“Aspettando un’onda lunga, passa la cera un’altra volta.
Poi col vento nelle mani, qui il futuro è già domani”
Ribellarsi era, è, e sarà giusto.
No all’istruzione merce,
NO alla scuola/università azienda
RED NET – Rete delle realtà studentesche autorganizzate
SOLIDARIETA’ CON I LAVORATORI ASTIR DI NAPOLI! contro la repressione estendere la solidarietà, rilanciare la lotta!
Scritto da compagnox in COMUNICATI, LAVORO, REPRESSIONE, VARIE il 4 Febbraio 2013
Esprimiamo massima solidarietà ai lavoratori Astir di Napoli caricati oggi, 4 febbraio 2013, mentre occupavano la funicolare del capoluogo campano. Anche in questo caso chi si permette di lottare con determinazione per vedersi corrisposto il salario, contro l’attacco generalizzato al mondo del lavoro, contro la crisi, la cui gestione sta scaricandone sempre più i costi sulle classi subalterne, viene represso duramente. link articolo clashcityworkers.org
CHE LA CRISI LA PAGHINO I PADRONI! solidarietà ai lavoratori Astir di Napoli!
solidarietà a tutti i lavoratori in lotta!
FORNERO A NOVOLI: ANCORA UNA VOLTA MILITARIZZAZIONE DELL’UNIVERSITA’!
Scritto da compagnox in COMUNICATI, LAVORO, REPRESSIONE, UNIVERSITA' il 26 Gennaio 2013
Questa mattina gli studenti, una volta arrivati a Novoli, si sono trovati davanti l’ennesima schiera di digos e polizia, che come di consueto accompagnano la venuta di questi personaggi.
Giusto una settimana fa era prevista la lectio magistralis del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco in aula magna, iniziativa che avrebbe dovuto spiegare agli studenti i motivi della crisi e come uscirne, legittimando di fatto tutti i provvedimenti di macelleria sociale attuati dal governo “tecnico” di Monti. Visco ha confermato la sua presenza in un edificio presidiato da poliziotti e digos per impedire l’ingresso di studenti “non autorizzati”. Gli studenti sono riusciti a interrompere per mezz’ora il convegno a prezzo di urla e spintoni da parte delle “forze dell’ordine”. Un episodio simile a quanto accaduto in occasione della seduta del senato accademico che ha sancito l’ingresso nel Consiglio di Amministrazione dell’università di Confindustria, che finalmente ha formalizzato l’acquisto dei nostri saperi e delle nostre vite. Che si tratti di una riunione degli organi di ateneo, che sia una lezione di neoliberismo aperta agli studenti o un corso di “aggiornamento professionale” rivolto a pochi eletti non possiamo tollerare la presenza di questi ministri “lacrime e sangue”, non possiamo tollerare l’uso e il consumo della nostra facoltà da parte dei poteri forti: non possiamo più tollerare la pressoché continua militarizzazione della nostra università, che vede più poliziotti che studenti percorrere via delle Pandette.
Oggi la Fornero ha tenuto un corso di aggiornamento (organizzato di nascosto senza nessuna pubblicità) per avvocati e professori sulla “Riforma del lavoro”, che noi amiamo definire “contro riforma”. Nell’urgenza di uscire dalla crisi economica rinunciando alla leva dell’investimento statale, l’unica via rimasta è attrarre i capitali privati garantendo lauti profitti: così la Fornero, tra un pianto e l’altro, ha aumentato l’età pensionabile e ridotto l’ammontare delle pensioni allo scopo di ridurre la spesa pubblica e di obbligare i lavoratori ad affidarsi ai fondi pensione integrativi (più soldi da investire), ha aumentato la precarietà , rendendo più facili i licenziamenti e ridotto gli ammortizzatori sociali (nessun capitalista investe in uno Stato dove i costi del lavoro sono troppo alti), ha inventato il “contratto di apprendistato” per regalare alle aziende manodopera a basso costo ricattabile e sfruttabile. La farsa della flexsecurity s’è infranta contro il muro della disoccupazione dilagante, lo svuotamento di senso dell’articolo 18 è diventata un’arma contro i lavoratori sindacalizzati e combattivi, il contratto collettivo nazionale del lavoro è morto tra le mani dei lavoratori Fiat, abbandonati dai servizievoli Confederali al proprio destino.
Piangeva la Fornero, mentre il Governo Monti distribuiva miseria e manganellate ai lavoratori e agli studenti in lotta, mentre rafforzava la spinta verso quella via autoritaria utile alle contro-riforme necessarie allo smantellamento del welfare state per compiacere i mercati.
Siamo stanchi di girare in una facoltà militarizzata, siamo stanchi di trovare tappeti rossi stesi dal rettore Tesi e dai Presidi di Economia, Giurisprudenza e Scienze Politiche di fronte ai nostri carnefici, spalle coperte dai picchiatori della Digos, vere e proprie provocazioni di fronte ad un corpo studentesco che più e più volte ha annunciato e dimostrato di non accettare le lezioni dei messia del neoliberismo. Il rettore Tesi che autorizza l’intervento delle forze dell’ordine all’interno della facoltà, l’ Alacevich , che oltre a essere ancora preside di scienze politiche fa anche parte del consiglio di amministrazione di BANKITALIA, rappresentano l’immediato punto di contatto fra gli interessi dei privati e il sistema formativo.
TESI, ALACEVICH, CAPPELLINI E GIUNTA: NOVOLI NON è UNA SCUOLA DI POLIZIA!
PIU’ STUDENTI MENO POLIZIOTTI NELLE NOSTRE FACOLTA’! FUORI I PRIVATI DA SCUOLE E UNIVERSITA’!
WE ARE CHOOSY, WE CHOSE TO FIGHT!
Collettivo Politico Scienze Politiche
Rete dei collettivi fiorentini
collettivo scientifico autorganizzato
SOLIDARIETA’ AI CONDANNATI PER I FATTI DEL 15 OTTOBRE 2011!
Scritto da compagnox in COMUNICATI, General, REPRESSIONE, VARIE il 21 Gennaio 2013
Vogliamo esprimere la nostra solidarietà ai compagni condannati in primo grado a 6 anni per gli scontri del 15 Ottobre 2011. Il reato che viene loro contestato è il fascista “devastazione e saccheggio”, inserito durante gli anni del Ventennio mussoliniano per reprimere il dissenso politico e sociale, e sempre riesumato dalla magistratura per combattere quelle spinte sociali presenti in giornate come il 15 ottobre, così come nelle giornate del G8 di Genova del 2001. Queste condanne assumono oggi una particolare carica repressiva, utilizzata come deterrente verso tutte quelle soggettività sociali che, costrette a subire sulla propria pelle le misure di austerità, si ribellano in maniera conflittuale allo stato di cose presenti. Non possiamo non riconoscere la natura prettamente politica, classista e autoritaria di questi provvedimenti, che portano anni e anni di galera a chi lotta, mentre gli assassini in divisa e i torturatori di Stato ( vedi Bolzaneto) vengono promossi, assolti o condannati a pene ridicole. Pensiamo che nel momento in cui le contraddizioni di questo sistema esplodono ovunque in maniera sempre più netta, non dobbiamo lasciarci intimidire e dividere nei soliti schemi di “manifestanti buoni e cattivi”, ma rispondere con la massima compattezza e determinazione nella solidarietà, consci che il miglior modo di esprimere la nostra vicinanza è proprio quello di portare avanti le lotte di ogni giorno contro sfruttamento, guerra e disuguaglianze.
LIBERI TUTTI E TUTTE!
Collettivo Politico*Scienze Politiche
Antifascismo militante contro casapound: chiudere i loro covi, ORA!
Scritto da compagnox in ANTIFASCISMO, COMUNICATI, General, INIZIATIVE, REPRESSIONE, VARIE il 21 Gennaio 2013
Nella mattinata di sabato 19 gennaio alcune decine di antifascisti hanno effettuato un volantinaggio nellazona di Piazza Alberti distribuendo centinaia di volantini ai passanti e ai commercianti della zona, lasciandoli sulle macchine parcheggiate e nelle cassette della posta dei residenti perché tutti fossero messi al corrente del sostegno che l’Agenzia di Viaggi “Senza Confini srl” di Piazza Alberti 8 sta dando a Casa Pound Firenze essendo l’azienda di famiglia di Saverio di Giulio, responsabile fiorentino dell’organizzazione neofascista, e avendo aderito per prima all’iniziativa “Economia Legionaria” promossa proprio dai neofascisti. Di seguito il testo del volantino.
“L’AGENZIA DI VIAGGI “SENZA CONFINI” SOSTIENE CASAPOUND, IL GRUPPO NEOFASCISTA DI CUI FACEVA PARTE GIANLUCACASSERI, L’ASSASSINO CHE UCCISE IL 13 DICEMBRE 2011 SAMB MODOU E DIOP MOR. Abbiamo appreso dal sito internet di Casa Pound Firenze e da un manifesto da loro pubblicato che alcuni esercizi commerciali della Provincia di Firenze, avrebbero dovuto far parte del progetto “economia legionaria” promosso da questa organizzazione neofascista, i cui militanti, dediti ad atti di squadrismo contro militanti di sinistra, omosessuali e stranieri, si dichiarano fieramente “fascisti del terzo millennio”; la stessa organizzazione di cui faceva parte Gianluca Casseri, autore degli omicidi di Piazza Dalmazia e San Lorenzo del 13 Dicembre 2011. Prosegui la lettura »
NONOSTANTE LA REPRESSIONE DELLA POLIZIA, INTERROTTA LA LECTIO MAGISTRALIS DI VISCO AL POLO DI NOVOLI
Scritto da compagnox in COMUNICATI, DIRITTO ALLO STUDIO, General, REPRESSIONE, UNIVERSITA' il 18 Gennaio 2013
Oggi, 18 gennaio 2013, un folto numero di studenti medi ed universitari si è riunito in presidio sotto l’edificio D6 del polo delle scienze sociali di Novoli, per contestare la presenza alla “lectio magistralis – ruolo, responsabilità, azioni della banca centrale nella lunga crisi” del governatore della Banca D’Italia Ignazio Visco.
Da sempre contrari ad austerità, privatizzazioni e tagli, anche questa volta abbiamo voluto ribadire che non accettiamo che a parlarci di come si esce dalla crisi sia il governatore di Bankitalia, ovvero chi è parte attiva e integrante nella generazione di questa crisi e ne scarica i costi sulle classi subalterne.
Bankitalia ha ricoperto e ricopre sicuramente un ruolo non secondario: nata come banca centrale controllata dallo stato, viene poi aperto ai soggetti privati con il DPR del 12/12/2000 modificando lo statuto ed eliminando la norma che stabiliva che la maggioranza delle quote di partecipazione al suo capitale fosse in mano statale. Oggi il 94% di Bankitalia è in mano a banche commerciali private ( tra cui Intesa San Paolo con il 30% e Unicredit col 22%). Tra le sue funzioni infatti c’è quella di controllo delle politiche monetarie e di attuazione delle linee della Banca Centrale Europea, oltre a varie consulenze per il governo. Visco in una recente intervista ha auspicato la formazione di un governo che prosegua il percorso di austerità e di riduzione dei vincoli per banche e imprese. Ha dimostrato così, come la maggior parte dei candidati premier per le prossime politiche, di voler seguire alla lettera l’Agenda Monti, applicazione in Italia delle direttive Bce e della minacciosa lettera che Trichet inviò il 5 Agosto: questa indicava come via d’uscita dalla crisi una serie di cosidette “riforme strutturali” tra cui svendita e privatizzazione dei sevrizi pubblici, distruzione del CCNL, libertà di licenziamento, neutralizzazione dell’articolo 18, tagli all’istruzione, alla sanità, alla previdenza sociale, alle pensioni. Quindi non potevamo accettare che uno dei responsabili e promotori di una università privata e classista, sostenitore dell’austerity, venisse a fare propaganda al Polo di Novoli.
Esattamente come due giorni fa, mentre il Senato Accademico nominava tra i membri esterni del Cda due rappresentanti di Confindustria, anche oggi ci siamo trovati l’ingresso dell’Aula sbarrato da uno schieramento di Digos, pronto a difendere l’ennesima iniziativa di propaganda dei padroni. Di fronte alla nostra determinazione di impedire questo convegno la Digos ha reagito con violenza, con spintoni, calci e pugni, mentre il Rettore Tesi, lo stesso che due giorni fa ha fatto militarizzare il Senato Accademico che svendeva l’università fiorentina, ci proponeva lo spazio per un intervento, inutile e ininfluente contentino. Allontanati brutalmente, ci siamo diretti verso le aule studio e la biblioteca per denunciare agli altri studenti l’ennesimo atto violento da parte della Digos , nello spazio di pochi giorni, contro chi non si rassegna di fronte alla distruzione del proprio futuro.
Non saranno nè violenza nè repressione a fermare la nostra lotta:
FUORI BANCHIERI, PADRONI E POLIZIA DALL’UNIVERSITA’!
CHE LA CRISI LA PAGHI CHI L’HA GENERATA!
PER UN’ISTRUZIONE LIBERA DALLE LOGICHE DEL PROFITTO!
COLLETTIVO POLITICO SCIENZE POLITICHE
COLLETTIVO SCIENTIFICO AUTORGANIZZATO
RETE DEI COLLETTIVI FIORENTINI
ISKRA SESTO FIORENTINO
COLLETTIVO QUATTORDICI DICEMBRE PRATO
COLLETTIVO STUDENTESCO RIVOLUZIONARIO
I VIDEO:
https://www.youtube.com/watch?v=NEN8TQfMGak
https://www.youtube.com/watch?v=7Abaq82Hzgc
LIVORNO NON SI PIEGA: CONTRO LA REPRESSIONE LA LOTTA SI FA SEMPRE PIÙ DURA!
Scritto da compagnox in COMUNICATI, General, GENERE, REPRESSIONE, VARIE il 5 Dicembre 2012
Interrompendo i battibecchi generati dal “falso” evento delle primarie del Pd e le prime giornate di shopping natalizio, domenica 2 dicembre un corteo di 1000 persone ha attraversato il centro di Livorno per reagire contro le angherie poliziesche dei giorni precedenti. Venerdì 30 novembre una folla di studenti, precari, disoccupati e lavoratori in lotta come le lavoratrici di Sodexo di Pisa si era ritrovata alle porte del Terminal Crociere per contestare Bersani e tutto ciò che rappresenta: le politiche di un centro-sinistra totalmente devoto alle manovre lacrime e sangue del neonato governo tecnico Monti, favorevole alla Tav e complice del clima di miseria sociale e repressione politica di questo paese. Un partito che nonostante la pretenziosa dichiarazione riguardo ad un “vento di cambiamento” in occasione del recente teatrino elettorale non ha mai cambiato direzione ed è sempre stato al servizio del padrone. Ad accogliere i manifestanti c’era schierato un reparto in assetto anti-sommossa che non ha esitato a caricare a freddo per più volte tutti coloro che si trovava davanti, provocando decine di feriti e contusi. Il giorno dopo è stato indetto un nuovo presidio per denunciare le violenze subite il giorno prima e il clima repressivo nazionale, in solidarietà con i compagni colpiti dall’ultimo attacco repressivo contro i No Tav. Ancora una volta, alla fine del presidio itinerante, nel momento in cui si trovavano in Piazza Cavour , i manifestanti hanno assistito all’arrivo improvviso della celere, che dopo minacce e insulti ha effettuato l’ennesima carica a freddo con un accanimento brutale che ha travolto anche i passanti, interrotti nella loro passeggiata pomeridiana: due persone sono finite all’ospedale e decine di persone sono rimaste ferite. La risposta dei compagni non ha tardato a farsi sentire: il corteo partecipato di domenica, dopo due giorni di soprusi polizieschi, è stato espressione della rabbia popolare, della rabbia di chi a fronte delle mille ingiustizie di questo sistema non si arrende!
COMPAGNO ACCOLTELLATO DAI FASCISTI IN CENTRO A MILANO… ALLERTA ANTIFASCISTA!
Scritto da compagnox in ANTIFASCISMO, COMUNICATI, REPRESSIONE il 3 Dicembre 2012
A Milano, nei pressi della stazione centrale, ieri (2 dicembre) pomeriggio è stato accoltellato un giovane militante antifascista da due fascisti appartenenti alla formazione Hammerskin, che ha sede in centro della città. Il compagno non è in pericolo di vita poiché le 4 coltellate ricevute non hanno lesionato gli organi interni.
La risposta antifascista non si è fatta attendere molto: la sera stessa infatti un centinaio di compagni ha tentato di fare irruzione nella sede di Hammerskin, e le forze dell’ordine, arrivate sul posto, si sono preoccupate, come al solito, di difenderla, invece di chiudere la sede e arrestare i responsabili delle continue e gravi aggressioni. Nella stessa città, nel 2006, due fascisti uccisero a coltellate Dax, militante antifascista, amico di quest’ultimo; anche questo assassinio non ha ricevuto nessuna giustizia!
In un periodo di crisi, come quello odierno, i fascisti escono dai loro covi e ripropongono il loro lato reazionario di protezione del grande capitale nostrano e degli interessi borghesi. Ricordando l’avvento e l’ascesa al potere del fascismo e del nazismo in periodo di grande crisi economica, in tutti i Paesi europei si assiste ad un progressivo aumento dei consensi per formazioni neofasciste, poiché è più facile dare la colpa ai più deboli (immigrati e “diversi”) che combattere contro questo stato di cose presenti e rovesciare questo sistema economico basato sullo sfruttamento e il profitto.
Un esempio tra tutti, si ha con la situazione greca: in un paese ridotto oramai alla fame e sottomesso ai voleri europei e agli interessi tedeschi, la formazione neonazista “Alba Dorata” prende un numero di voti molto preoccupante e i suoi membri, protetti da polizia e istituzioni, picchiano e in alcuni casi uccidono migranti e militanti (in tre mesi, 5 persone uccise e un centinaio di feriti). Il movimento antifascista greco non è stato di certo a guardare e ha prontamente organizzato iniziative soprattutto in difesa dei migranti (ronde nei quartieri in cerca dei nazisti) e irruzioni nelle sedi di Alba Dorata; la “giustizia”, come sempre, ha condannato gli antifascisti a mesi di galera, lasciando impuniti i veri assassini fascisti.